Abbazia

Il 30 gennaio 726 d.C. il nobile franco Abbone fonda il monastero di Novalesa dedicandolo ai santi Pietro ed Andrea. La comunità ha notevole sviluppo e diviene centro di preghiera, di operosità (agricoltura, assistenza ai pellegrini in transito) e di cultura (biblioteca e trascrizione di codici).
Il periodo più florido è il secolo nono, anche per la grande personalità dei suoi abati, come Eldrado, venerato già in vita ed in seguito santo. Verso il 906 il monastero è assalito e distrutto da una banda di Saraceni. I monaci si salvano rifugiandosi a Torino, donde passano nella Lomellina a costruirvi il monastero di Breme.

L'Abbazia di Novalesa: un pezzo di storia e cultura in Valle Susa che  attraversa i secoli - Piemonte Expo
Il chiostro

Dopo qualche decennio i villaggi della Valcenischia, Ferrera, Venaus, Novalesa con il suo monastero, che nel frattempo è stato rifondato, costituiscono una specie di minuscola diocesi autonoma che durerà per diversi secoli. Nel 1646 agli antichi Benedettini succedono i Cistercensi riformati di San Bernardo, i cosiddetti Foglianti, che vi rimangono fino al 1798, quando sono espulsi dal Governo provvisorio Piemontese.

Nel 1802 Napoleone affida all’abate Antonio Gabet e ad altri monaci Trappisti della vicina Tamié (Savoia) la gestione dell’ospizio sul valico del Moncenisio, per assistere le truppe francesi in transito. Dopo la caduta di Napoleone, i monaci scendono, prendendo dimora nell’antico monastero. Nel 1821 si uniscono alla Congregazione Sublacense d’Italia.
Purtroppo, in seguito alla legge di soppressione del 29 maggio 1855 da parte del Governo Piemontese, i monaci sono costretti ad abbandonare l’abbazia. Gli edifici messi all’asta, sono trasformati in albergo per cure termali, la biblioteca concessa al seminario, i manoscritti trasferiti nell’archivio di stato di Torino. Dopo varie peripezie, nel 1972 il complesso monastico è acquistato dalla Provincia di Torino, che la affida ai monaci Benedettini della congregazione Sublacense provenienti da San Giorgio Maggiore di Venezia, dipendente dalla abbazia di Praglia. La vita comincia così a rifiorire.
Gli edifici conservano tracce di tutte le epoche passate. Nella chiesa costruita nel secolo XVIII, sulle fondamenta di quella romanica preesistente, si notano residui di affreschi tra i quali è da notare la lapidazione di Santo Stefano (secolo XI). Le due ali superstiti del chiostro sono del secolo XVI.

Nei pressi del monastero si trovano quattro cappelle: S. Maria (secolo VIII con rifacimenti del XI), Salvatore (metà secolo XI), San Michele (secoli VIII e IX) e finalmente San Eldrado (e San Nicola) che possiede due splendidi cicli di affreschi (fine secolo XI) in pregevole stile bizantineggiante con episodi della vita dei due Santi.

Cappella di Sant’Eldrado