Nella giornata in cui si celebra San Benedetto da Norcia, abate, patriarca del monachesimo occidentale e patrono d’Europa, non si può evitare di fare qualche breve considerazione in merito alle abbazie, che sono la parte più visibile della sua eredità di spiritualità, di valori e di cultura e che rappresentano ancora ai nostri tempi un indiscutibile baluardo di civiltà. Abbazie che oggi, in gran parte, non sono più abitate da monaci, sono molto spesso di proprietà pubblica e in molti casi in attesa di nuova vita e rigenerazione. Purtroppo tanti lodevoli tentativi di rilancio non sortiscono gli effetti sperati, in altri casi addirittura non si fa nulla o si vola basso tra iniziative estemporanee di basso respiro tanto per far vedere che si fa qualcosa o per soddisfare le richieste e il protagonismo delle conventicole locali.Per interpretare largamente il pensiero benedettino, l’oblio della civiltà si combatte prima di tutto con la preghiera. Poi con la testimonianza e infine con la cultura. L’ora, lege et labora segue un pò questo canovaccio e dovrebbe stare idealmente alla base di un qualsiasi progetto di rilancio di un sito che fu benedettino. Da sviluppare in chiave culturale, sociale e turistica, che sono in genere gli obiettivi che le amministrazioni pubbliche impongono quando si decide di intervenire ed investire in questi ambiti. Almeno questo è quello che ho imparato nella mia modesta esperienza. Non mi addentro nello specifico perché non è questo lo spazio per farlo, ma ricordo solo due considerazioni generali: qualsiasi compromesso in questa materia fa solo perdere tempo, sprecare occasioni e buttare via risorse pubbliche; il rilancio di un sito ex monastico in chiave moderna è sempre un volano di sviluppo economico e sociale per il territorio circostante come lo furono ai loro tempi le abbazie medievali.

Di Claudio Bollentini

Presidente di Monastica Novaliciensia Sancti Benedicti - https://www.linkedin.com/in/claudiobollentini/