La Badia di S.Gemolo in Ganna si trova nel comune di Valganna in provincia di Varese in una posizione strategica lungo la via Regina del Ceneri, snodo di comunicazione tra la pianura padana e il centro Europa attraverso la regione del Ticino. La Badia, leggermente discosta dal centro abitato e sulla strada per Bedero Valcuvia, fu nel medioevo ospizio e rifugio sicuro per pellegrini e viandanti. La regione del Ticino comprende l’antico Comitato del Seprio nel quale si trovano diversi insediamenti monastici dipendenti dall’Abbazia benedettina di Fruttuaria, fondata nel 1003 da Guglielmo da Volpiano a S.Benigno Canavese in diocesi di Ivrea. Guglielmo era un nobile natio del luogo ma di formazione cluniacense, imparentato con il re d’Italia Arduino d’Ivrea e ricordato come costruttore di chiese e grande riformatore del monachesimo europeo.
Un privilegio imperiale del 1014 ci ricorda che i monaci di Fruttuaria sono attestati lungo la riva sinistra del Ticino nel monastero dei SS.Nicolao e Benigno a Padregnano, con beni già donati da nobili milites del partito filo arduinico del Seprio, proprio in corrispondenza di quell’importante ponte vicino a Turbigo che collegava l’occidente con Milano, nel quadrivio strategico lungo la direttrice che da Pavia – capitale del Regno Italico – attraverso i laghi portava ai valichi delle Alpi.
Padregnano fu senza dubbio alcuno quel primo centro di irradiazione dei benedettini fruttuariensi nel Seprio, intorno al bacino del Verbano e nella piana di Magadino attuale Svizzera. La certezza della data di adesione degli insediamenti di Ganna e Voltorre nella zona di Varese con l’inizio di veri e propri legami con l’abbazia madre di S.Benigno non è suffragata da documenti ufficiali anteriori al privilegio papale del 6 aprile 1154, pur tuttavia si hanno buone ragioni per pensare a dei primi contatti già sul finire del secolo XI.
Nel caso del monastero di Ganna la chiesa di S.Gemolo era preesistente al cenobio benedettino, dedicata al cavaliere Gemolo che la tradizione del Liber Notitiae ci racconta martirizzato da banditi, decollato e con il capo in mano, giungere a cavallo ai piedi del monte Mondonico, luogo della sua sepoltura e futura edificazione della prima chiesa gannese.
La presenza di monaci fondatori risulta invece attestata in un precedente privilegio di Arnolfo III arcivescovo di Milano, datato 2 novembre 1095. Questo prezioso documento cita tre nobili milanesi forse della famiglia dei Cancellieri – futuri patroni della chiesa del cenobio – i quali “si erano ritirati presso la chiesa di S.Gemolo in Valganna in pieve di Arcisate, per servire Dio in solitudine”. Il documento riporta anche il loro nome: si trattava di Alderico, fratello del cancelliere episcopale; Ingizio, un laico importante giudice; Attone, prete, membro del clero ambrosiano. Un atto del pontefice del 1200 riporta infatti che erano stati i Cancellieri patroni di S.Gemolo a donare il cenobio di Ganna a Fruttuaria con versamento di un censo annuo. Non ci è dato al momento di conoscere l’anno dell’accordo con l’abbazia di Fruttuaria anche se alcuni indizi – in attesa di ulteriori ricerche archivistiche – lo collocano all’inizio del XII secolo, quando una numerosa comunità era già presente ed aveva avviato sia il servizio di foresteria sia i vasti lavori agricoli di bonifica esterna e di costruzione di alcuni degli edifici e mura del monastero. Di notevole interesse, per esempio, risulta essere il possesso del maniero di Frascarolo a Induno Olona dove stabilmente risiedeva il priore della badia e di altre due pievi dei villaggi vicini con la dedicazione a santi benedettini.
Dalle fonti storiche successive ci giunge invece l’informazione che Ugo de Arzago, priore di Ganna, proveniente da un’antica famiglia nobile del Seprio, venne eletto abate di Fruttuaria nel 1174 ma, schierato su posizioni filoimperiali anti milanesi dopo la battaglia di Legnano, fu costretto a dimettersi e ciò non giovò ai beni e proprietà fruttuariensi, anzi probabilmente fu motivo di saccheggi e distruzioni, come riportato per il Padregnano.
Seguiranno nel tempo una durissima serie di vertenze e di scontri con S.Benigno per l’indipendenza e l’elezione dei priori al di fuori del capitolo di Fruttuaria, tra il finire del ‘200 e l’inizio del secolo successivo. All’interno del cenobio benedettino gannese erano presenti le famiglie più facoltose del contado, quali i d’Arsago, da Morosolo, da Castel Seprio, Crivelli, Castiglioni, le medesime che espressero molti priori e non permisero una grande circolazione di monaci o conversi esterni come normalmente avveniva nelle dipendenze fruttuariensi piemontesi. A Ganna, tuttavia, nonostante nel 1322 il pontefice avesse emanato una norma che riservava a sé il conferimento di tutti i benefici ecclesiastici, il priorato rimase fino al termine del XV secolo affidato ai monaci di S.Gemolo e quindi all’Ordo Fructuariensis.
Papa Eugenio IV successivamente destinò il monastero, divenuto prosperosa e ricca commenda, a Stefano Giudici, abate di S.Pietro in Ciel d’Oro, con le chiese fruttuariensi di Quartino e S.Nicolao di Giornico nell’odierna Svizzera; pur con un legame ormai soltanto ufficioso con Fruttuaria, la successione dei commendatari continuò almeno fino al 1519 quando il cardinale Angelo Medici rinunciò definitivamente al priorato in favore dell’Ospedale Maggiore di Milano e la badia perse tutti i suoi beni. Nel 1825 il complesso di S.Gemolo venne venduto a privati per uso agricolo.
Così terminò la storia del monachesimo benedettino fruttuariense nel Seprio durata una metà di millennio, quando anche la spinta riformista che contribuì al rinnovamento benedettino da tempo si era esaurita e altri nuovi ordini religiosi avevano soppiantato quelli precedenti.
Nulla ci è rimasto e pochissimo sappiamo dell’attività scrittoria della Badia di Ganna – la quale doveva essere di rilievo – mentre per la liturgia una bolla di Arnolfo ci rammenta essere ad Ambrosianum celebrandum officium. A Ganna è conservato un solo antico antifonale monastico di un ignoto compilatore gannese influenzato più dagli ambienti d’oltralpe che da quelli cassinesi, testimone molto singolare della liturgia benedettina fruttuariense nell’Insubria secondo il Rito Ambrosiano anziché Romano.
L’archivio amministrativo gannese finì completamente disperso all’Ospedale Maggiore di Milano, mentre quello monastico subì la stessa sorte al termine della commenda.
Il complesso, testimone ultimo esemplare dell’Ordo Fructuariensis, conserva invece ancora oggi intatta l’impronta benedettina e, seppure in parte modificata, la sua splendida architettura romanica.
Valter Fascio
Bibliografia essenziale
M.Luoni, Monasteri Fruttuariensi nel Seprio. Macchione Editore
L.Viola, L’abbazia di Fruttuaria e il Comune di San Benigno Canavese
S.Benedetto, Sfogliando le Consuetudini di Fruttuaria. Effatà Editrice
A.Lucioni, L’evoluzione del monachesimo fruttuariense tra la fine dell’XI e la metà del XIII secolo: dalla Ecclesia all’Ordo
Immagine di copertina: cartolina d’epoca della Badia di Ganna.

