La Sagra della cipolla, che si terrà al prato Airolo di Ganna nel prossimo fine settimana, taglia il traguardo delle diciotto edizioni, diventa maggiorenne e soprattutto consolida una tradizione che ormai la vede tra gli irrinunciabili appuntamenti gourmet di inizio estate.

Tra le varietà di cipolle tradizionali presenti nei banchi della sagra, che più o meno tutti conoscono, anche quest’anno conquisterà il posto d’onore la Rossa di Breme, la cosiddetta “dolcissima”. È originaria di Breme, piccolo comune nella Lomellina meridionale in provincia di Pavia, noto da secoli per questo prodotto e per altri ortaggi. Nel secondo dopoguerra del secolo scorso, in Lomellina la produzione del riso aveva preso il sopravvento e la coltivazione della cipolla era stata parzialmente abbandonata. La “dolcissima”, però, è sopravvissuta e nel 1982 è ritornata in auge grazie ad un sistematico lavoro di valorizzazione e promozione che si è concretizzato con la celeberrima sagra che questa’anno, tenutasi come al solito nei primi due weekend di giugno, ha raggiunto la quarantunesima edizione.

Si tratta di una cipolla di circa 6 o 700 grammi, dalla forma schiacciata e dal colore rosso intenso. Ha un sapore pacato e dolce che la rende molto versatile nell’utilizzo.

C’è un sottile filo storico e monastico che la lega a Ganna e che, secondo me, ne rende interessante la presenza anche alle nostre latitudini.

Questa particolare varietà di cipolla è originaria della abbazia benedettina della Novalesa situata alle pendici del Colle del Moncenisio in Piemonte. I monaci pare che la coltivassero in quelle impervie terre di montagna sin dall’alto medioevo. Al principio del sec. X i benedettini furono costretti a fuggire dal monastero in seguito ad una scorreria di saraceni. Dopo una lunga tappa a Torino, finirono a Breme e in quel sito, frutto di una donazione, fondarono l’abbazia di San Pietro, oggi non più abitata dai monaci, ma sede del municipio. È quindi un prodotto di origine monastica ed è bello che sia presente nei banchi di una sagra in un comune come Valganna che conserva una importante testimonianza del monachesimo come la Badia di San Gemolo.

L’amministrazione provinciale di Varese, quando ristrutturò il complesso della Badia, ebbe cura di inserire lo spazio per i cosiddetti orti dei semplici, quelli anticamente coltivati dai monaci e destinati in genere a piante dall’effetto curativo, e li ha situati in un terreno opportunamente umido lungo il torrente Margorabbia. Chissà mai che un giorno, in quegli orti, possa comparire simbolicamente anche la cipolla rossa!

Originariamente pubblicato su: Luino Notizie, www.luinonotizie.it

Di Claudio Bollentini

Presidente di Monastica Novaliciensia Sancti Benedicti - https://www.linkedin.com/in/claudiobollentini/