Un manipolo di sognatori con la testa all’altezza delle nuvole e i piedi ben piantati in terra. O meglio: nel ghiaccio. Quattordici maestri della scuola sci Bardonecchia, all’inizio degli anni Sessanta, decisero di dare forma a un’idea folle per quei tempi: creare un centro per lo sci estivo sul ghiacciaio Sommeiller, in cima alla Valle di Rochemolles, raggiungibile da Bardonecchia.

Nel 1962 i maestri formarono la Società per azioni VA.RO ( Valle di Rochemolles), coinvolgendo nel progetto otto dei propri allievi e alcuni clienti della Scuola Sci Bardonecchia. Raccolto un capitale di 40 milioni di lire, cifra esorbitante per l’epoca, diedero il via all’avventura. I primi acquisti furono una pala meccanica Fiat FL8, un camioncino Fiat Tigrotto, un compressore con motore a scoppio e un pulmino Volkswagen, per il trasporto degli operai e delle attrezzature.

La realizzazione della strada verso il ghiacciaio fu impresa epica.

Alle 9 del mattino del 7 maggio 1962 partirono i lavori da Rochemolles: “ Ci facevamo strada tra le rocce con la dinamite. Ne servirono più di 32 quintali per arrivare in cima.”

Il 26 agosto 1962, Stampa Sera titolava “ Costruita oltre Bardonecchia la più alta strada d’Europa. Gli automobilisti potranno risalire l’intero vallone di Rochemolles sino al Colle del Sommellier per praticare lo sci estivo sull’omonimo ghiacciaio. Grande valore turistico della coraggiosa iniziativa.”

Nella tarda primavera del 1963 vennero completati gli ultimi 100 metri di strada per toccare quota 3009 metri del Colle Sommellier e si costruirono l’albero Rifugio Ambin e i primi due impianti di risalita, alimentati da un motore diesel di camion.

“ A sciare con la canicola sul ghiacciaio del Sommellier” scriveva il 25 luglio su LA STAMPA, Remo Grigliè.

Se i lavori di realizzazione della strada e della stazione sciistica sono stati imponenti, non meno complessa era l’attività richiesta ogni primavera per aprire la stagione. Per tagliare la strada nella neve, che era alta anche otto metri, passava prima uno spazzaneve, poi un gruppo a piedi con pale e rastrelli. “ Nel 1978, arrivati al lago Patare, a 2800 metri, non siamo più riusciti a proseguire, ricorda Aldo Timon, allora abbiamo montato due skilift leggeri per raggiungere il rifugio, così quell’anno si è sciato sui due versanti, con cinque impianti operativi.”

Nell’inverno 1968 – 1969, le ingenti nevicate provocarono diverse valanghe, che colpirono pesantemente il rifugio Ambin. Si calcolarono danni per 30 milioni di lire, danni recuperati a tempo di record. Oltre allo sci estivo, il Colle Sommellier era diventato una meta attrattiva, anche per numerose altre iniziative ed eventi : il moto-raduno a quota tremila (1967), che porterà appassionati delle due ruote da ogni parte d’Europa e del mondo; gare di sci alpinismo e discesa. Al volgere degli anni Ottanta viene proposta una curiosa abbinata: neve e acqua. Prima portando il windsurf sul lago di Rochemolles, per i pomeriggi post sci. Quindi lanciando la combinata sci – sci d’acqua, tra il Sommellier e il lago di Avigliana, grazie alla collaborazione tra lo sci club montano e il Bar Gino.

Tutto questo fino al 1984, quando il ghiacciaio si ritrasse fino a scomparire . Quando nel 2004 i francesi salirono a smantellare gli impianti che si trovavano in territorio francese, si fecero “ prendere la mano” e smontarono anche quel che restava del rifugio, di proprietà della società VA.RO, in territorio piemontese. Rimane a memoria di quell’impresa e delle stagioni del ghiacciaio Sommellier, la strada ancora percorribile a piedi dal versante italiano, in mountain bike e in auto. Non un tornante, non un ponte ha ceduto.

Tratto da: Torino Storia – L. Indemini

Di Emerenziana Bugnone

Socia Monastica Novaliciensia Sancti Benedicti, volontaria culturale e accompagnatrice.

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