La via ferrata intitolata al grande alpinista santambrogese Carlo Giorda, inizia ai piedi del versante settentrionale del Monte Pirchiriano, su uno sperone roccioso proteso verso il fondovalle della bassa Valle di Susa. Le pareti rocciose presentano una netta impronta di erosione glaciale risalente alle numerose glaciazioni che hanno interessato l’arco alpino negli ultimi due milioni di anni e di cui l’ultima è terminata “solo” circa 10.000 anni fa.
La via ferrata parte a poca distanza dal fronte di una delle cave di pietrisco, ora chiuse, ancora visibili ai piedi della montagna, in località chiamata da alcuni Gir dl’Ora, da altri Croce della Bell’Alda. Il secondo toponimo si spiega con la presenza di una croce in pietra datata 1726, nel luogo dove la leggenda vuole che sia caduta la bella fanciulla dopo lo sfortunato balzo che compì dalla torre della Sacra, la quale porta ancora oggi il suo nome. Il toponimo di “ Giro dell’Ora” ha origini più incerte: è citato già negli inventari parrocchiali del 1648, in merito ad alcuni terreni nella regione detta “ all’Ora”, mentre nelle carte settecentesche è attribuito al ponte che attraversa il Canale del Molino e che oggi permette l’accesso alla via ferrata.
La sua etimologia è controversa: secondo una prima interpretazione, esso potrebbe essere dovuto all’apparente transito del sole dietro il Monte Pirchiriano durante le ore centrali della giornata, che un tempo, in mancanza di orologi, segnalava il passaggio dal mattino al pomeriggio. Un’altra spiegazione fa risalire il toponimo Gir dl’Ora al movimento del vento che, scendendo dall’alta Valle di Susa, gira intorno allo sperone roccioso del Pirchiriano.
Dall’ampio parcheggio del Gir dl’Ora, si supera il ponticello sul canale e si inizia a salire. A destra, ai piedi del versante, c’è un laghetto artificiale, un tempo utilizzato per l’approvvigionamento di ghiaccio e oggi utilizzato come punto di osservazione naturalistica dedicato ai più eccezionali abitanti del Monte Pirchiriano: i camosci.
La ferrata si inoltra nella boscaglia che ricopre la parte alta del versante nord, fino ad arrivare a Pian Risulet (640 m. s.l.m.), prosegue sulla destra, elevata sulla sommità delle pareti più scoscese del versante, e percorre un lungo traverso. Il tracciato, meno ripido in questo tratto, si immerge maggiormente nella boscaglia, in cui prevalgono le roverelle, piante pioniere rustiche, ben adattate ai versanti aridi e spazzati dal foehn valsusino. Il traverso è interrotto, dopo 150 metri, da un ponte tibetano lungo circa 90 metri.

Oltrepassato il lungo ponte, si giunge sul pianoro un tempo chiamato Pian Cestlet , dagli abitanti di Sant’Ambrogio, e Piasa Buè da quelli di chiusa San Michele. Qui si incrocia il confine tra i due comuni, che percorre tutto il crinale fino all’abbazia; con un po’ di attenzione è possibile vedere l’antica chiave di confine del XVIII secolo scolpita nella roccia. Risale infatti al 1741 una delle ultime liti riportate negli archivi storici, in cui Sant’Ambrogio e Chiusa si contesero i terreni rimasti incustoditi in seguito al progressivo declino economico della Sacra di San Michele. Le rivendicazioni territoriali erano legate soprattutto al controllo degli edifici e dei beni abbaziali sfruttabili economicamente e fiscalmente, ma la disputa toccò toni particolarmente accesi a causa dell’impossibilità a riconoscere i confini dei due Comuni, per l’assenza di termini sul terreno e la difficoltà di interpretazione delle antiche carte medievali, prive di riferimenti certi man mano che si saliva lungo i versanti del Pirchiriano.
Poco prima della fine della via ferrata, già all’ombra dell’imponente mole dell’abbazia, si giunge ad un nuovo piccolo pianoro, U Saut du Cin (850 m. s.l.m.). Poi si percorre ancora un breve ponte tibetano, e si giunge ai piedi del muraglione nord della Sacra di San Michele, dove i cavi si interrompono (936 m. s.l.m.). A destra un sentiero , con diversi Sali e scendi, porta alla stradina asfaltata che dal Colle di Croce Nera sale all’abbazia.
Tratto da: Sui Sentieri della Sacra di San Michele di B. Rizzioli – G. Boschis – F. Ferzini