“Il tribunale e i decurioni, non sapendo dove battere il capo, pensaron di rivolgersi ai cappuccini, e supplicarono il padre commissario della provincia, il quale faceva le veci del provinciale, morto poco prima, acciò volesse dar loro de’ soggetti abili a governare quel regno desolato. Il commissario propose loro, per principale, un padre Felice Casati, uomo d’età matura, il quale godeva una gran fama di carità, d’attività, di mansuetudine insieme e di fortezza d’animo, a quel che il seguito fece vedere, ben meritata; e per compagno e come ministro di lui, un padre Michele Pozzobonelli, ancor giovine, ma grave e severo, di pensieri come d’aspetto” (A. Manzoni, I promessi sposi, a cura di Piero Nardi, Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori 1946, cap. XXXI, pagg. 749-750). Nel romanzo si ricordano peraltro anche due più famosi appartenenti allo stesso ordine nella grande famiglia francescana: padre Cristoforo e fra Galdino, un laico cercatore cappuccino. E per aiutare la comprensione della storia più piccola dei Cappuccini di Susa è cosa buona ricordare che Francescani, Domenicani, Agostiniani e Carmelitani erano i quattro ordini mendicanti, i quali non potevano possedere beni neanche come monastero.
Il Convento dei Cappuccini di Susa si trova dove poi, demolito questo dopo diversi usi sopravvenuti, è stato costruito negli anni settanta del secolo scorso l’attuale Istituto di Istruzione Superiore “Enzo Ferrari”, in prossimità della chiesa di Sant’Evasio e della ottocentesca stazione ferroviaria. Il Convento duecentesco nella parte storica della città, abitato fino a qualche anno fa dai Conventuali, è la prima presenza francescana in Piemonte.
L’occasione di questo scritto è la conferenza rivolta agli alunni delle classi terze, quarte e quinte nell’auditorium del citato Istituto, seguita a un contatto con la dirigenza della scuola nell’occasione della posa sul portale barocco di una targa in corten che indica i dati iniziali e finali di una presenza. Questa collocazione ha completato il recente restauro dei battenti lignei del portone e quello murario del portale superstite, fatto dalla Segusium già negli anni ottanta del XX secolo.
Ciò che appare senz’altro interessante è l’aspetto sociologico del primo arrivo dei Cappuccini intorno al 1610 e del secondo nel 1827. La prima venuta viene supplicata, la seconda viene osteggiata. La vicenda apre un interessante squarcio sulla situazione economica segusina. Demolito tra l’altro alla fine del XVIII secolo il forte di prima categoria della Brunetta, per una specie di indotto negativo a Susa si erano diffusi i mendicanti.
Come racconta il Buffa, che fu anche sindaco in diverse riprese della città di Susa (M. Buffa, Susa nei tempi antichi e moderni, Tip. G. Gatti, Susa 1904, pagg. 315-318), “l’ex Convento dei Cappuccini venne elevato nel 1610 come rilevasi da un’iscrizione sopra la porta d’ingresso della Chiesa che ricorda essere la prima pietra di fondazione stata posta in onore di San Sebastiano e San Rocco. In quell’anno vennero ad abitarvi i cappuccini chiamati dal municipio allo scopo di opporre il loro zelo all’invasione dei Valdesi che dopo Fenestrelle e Pinerolo già comparivano in valle di Susa”.
I Cappuccini vi stettero per quasi due secoli fino all’età napoleonica in cui vennero sfrattati dalla Repubblica francese impadronitasi del Piemonte. Vi ritornarono nel 1827, “ma questa volta furono ospiti poco desiderati dal Municipio e dalla Cittadinanza”. Con ripetuti atti deliberativi, prosegue il Buffa, “si diede avviso contrario al ristabilimento in Susa della loro casa religiosa, accennando alla scarsezza delle derrate del luogo e principalmente del grano, per cui la popolazione non era in grado di fare liberalità e di dividere gli scarsi prodotti coi RR.PP. Cappuccini”. E aggiunge ancora che “non essendo necessario, anzi riuscendo dannoso aumentare il numero già considerevole dei questuanti, si ricorreva all’Intendente della Provincia affinché interponesse i suoi buoni uffici anche presso il R.P. Provinciale dei Cappuccini per impedirne il ritorno”. Sul tema della povertà diffusa a quel tempo si può considerare anche il mio studio “I fanciulli esposti nella città di Susa nel decennio (1861-1870) dall’Unità d’Italia a Roma capitale”, Segusium 42, pagg. 163-186. In quel periodo, soprattutto poi verso la fine del secolo, i trovatelli vi raggiunsero ogni anno il dato impressionante di un terzo dei nati registrati nel Comune.
I Cappuccini tuttavia ritornarono e rimasero fino al 1866, quando il Convento venne soppresso. Il 1866 è anche l’anno in cui nasce lo Stato civile italiano.
Sulla testimonianza del portale del segusino convento dei Cappuccini ha scritto su questa rivista nel 1986 il geom. Ettore Patria (Segusium 22, pagg. 144-148), al cui saggio naturalmente si rimanda. In esso, tra l’altro, è ricordato come, dopo l’attività di predicazione di frate Zaccaria Boverio da Saluzzo e alquanti preliminari, “nella primavera del 1610 il padre provinciale e il generale dell’Ordine si incontrarono in Susa con l’abate novalicense Provana, ma è solo nell’estate di quell’anno (25 luglio 1610) che, nel corso di una solenne processione, viene innalzata una croce «nel luogo dove è la chiesa di Santo Vaso» per materializzare la scelta del sito conventuale”. “Solo nell’estate del 1615 viene sancita la cessione ai Padri «di giornate tre e mezza alla vecchia misura» costituenti l’area destinata ai Cappuccini”. La solenne consacrazione della chiesa conventuale avverrà soltanto il 4 febbraio 1623.
Soppresso il Convento, come si è detto, nel 1866, il pubblico demanio nel 1869 vendette lo stabile alla città di Susa. Ci furono poi varie destinazioni: asilo infantile, seminario di Padri di una Congregazione francese che, scacciati dalla Francia, ripararono a Susa, collegio convitto, magazzino militare, stabilimento metalmeccanico. Acquistato infine dalla Provincia, il complesso venne demolito per costruirvi nel 1973-74 l’attuale scuola, situata prima nel Castello di Adelaide.
Nell’interessante libro “Archi di Pietra, archi di Luce”, edito a cura dell’associazione “Amici del castello della contessa Adelaide”, Condove 1999, alle pagine 43 e 44 è ricordata una presenza verso la fine del XIX secolo di una scuola tecnica delle sorelle Pesando, ed è inoltre interessante il rilievo che fino al secolo XX il paesaggio è caratterizzato dalle tenute agricole “coi muri di recinzione ed i portoni sulla strada, rialzata rispetto al piano di campagna; la proprietà dei Cappuccini arrivava al fiume Cenischia e comprendeva un frutteto con viale di accesso, un giardino con pergolato di viti ed alberi a spalliera davanti alle chiese, un chiostro porticato con 6 acacie e 10 ippocastani”. “Un doppio muro dal portale all’ingresso laterale isolava la chiesa di S. Evasio dal convento e dal giardino mentre davanti alla chiesa conventuale era un piazzale per la predicazione, tanto ampio da poter ricevere il primo vescovo, Giuseppe Francesco Maria Ferraris di Genola, al suo ingresso ufficiale nella Diocesi”.
Proprio 240 anni fa esatti, nel “giorno vigesimosecondo di novembre” (del 1778), il primo Vescovo di Susa fece il suo ingresso nella città, del quale fatto, anche con riferimento al Convento, narra Cesare Sacchetti, primo Rettore del Seminario di Susa e Canonico Penitenziere, nelle “Memorie della Chiesa di Susa”, pagg. 153 – 170, in Bartolomasi, Savi, Villa, Storia arte attualità della Chiesa in Valsusa, AGA, Cuneo 1972: “E frattanto che con tutto fervore dal Capitolo era posta mano, perché la chiesa cattedrale fosse a tutto punto abbellita, ed adorna, dall’altra parte l’amministrazione del pubblico si occupò nel far costruire sulla piazza del convento de’ Padri Cappuccini una cappella, in struttura di legno, quale dovette servire per il primo ricevimento del suo nuovo Pastore; disegno essa cappella del prenominato architetto Marchiandi, il quale ancora in questa fabbrica, tuttoché non durevole, volle mostrare il felice suo ingegno, non solamente nella struttura, che nella vaghezza, e disposizione degli ornamenti”.
Sul restauro del portale, era allora presidente della “Segusium” mons. Severino Savi, tratta il suo successore, arch. Giulio Fabiano, in Segusium 30, pagg. 27-34, mentre in Segusium 55, pagg. 153-157, tra diverse puntuali osservazioni, Mario Cavargna richiama una fotografia del 1904 tratta da “Valsusa com’era”, a cura di Anna Gilibert Volterrani e Alfredo Gilibert, Delphinus, Susa 1977, in cui a pag. 30 si vede come allora il portale presentasse già le due pigne sull’epoca di appartenenza delle quali si è molto discusso.
Dal punto di vista iconografico sono molto interessanti la veduta di Susa del Theatrum Sabaudiae e quelle dei due volumi di Ada Peyrot, “Le valli di Susa e del Sangone”, Tipografia torinese editrice 1986, in particolare alle pagine 49, 68, 87, 267 (vol. I) e 396 (vol. II).
Come una sorta di appendice documentaria trascrivo infine i passi salienti di quattro atti (il primo integrale), tre dei quali conservati nel faldone 17, fascicolo 31 dell’Archivio storico della città di Susa, dove sono raccolti estratti e copie di atti relativi all’insediamento dei Cappuccini in Susa e all’erezione del Convento (anni 1609, 1610, 1612, 1615) [ff. 114-118], mentre un quarto, l’ultimo nella successione temporale, ma di più antica stesura, relativo all’atto di acquisto, da parte del duca Carlo Emanuele I di Savoia, di un sito in regione S. Evasio per costruirvi il Convento dei Cappuccini, si trova sempre nel faldone 17, ma nel fascicolo 1: per questo atto, di cui si trova copia anche nel citato fascicolo 31, ho scelto le lezioni, in verità poco discordanti, del testo conservato nel fascicolo 1.

14 aprile 1609 (la Municipalità segusina ai Molto Rev.di P.P.in Cristo Sig.r Nostro)
Or due anni, che con molto gusto, e soddisfazione nostra, il Loro Rev.do P(ad)re Tommaso di Torino ci predicò, l’accompagnassimo d’una Lettera Diretta al Sacro Capitolo loro che si teneva in Genova, nella quale / dopo aver raccommandato l’intenzione a Dio / pregavamo le R.R.me […] a volerne concedere un Monastero di loro Padri, alla quale ci fù risposto, che come fossero compiti alcuni altri Monasteri già principiati in questa Provincia, avrebbero provveduto per noi. Ora ognuno in particolare, e tutti unitamente in generale, non solo persistendo, ma ogni giorno aumentando nello stesso desiderio, di nuovo preghiamo e supplichiamo il Sacro Capitolo, il Rev.do Padre Generale, Provinciale, e tutta la Religione loro, che per amor di Dio, e di S.t francesco non tardino ormai più di consolarci, e pascere il nostro cosi giusto desiderio ed onesta domanda, che noi dalla parte nostra si offriamo / come in effetto si vedrà / prontissimi alle spese, fabbriche, ed altre cose necessarie in quanto al […] poter nostro. Dunque confidati in Dio, e nella carità loro, aspettiamo con sommo desiderio piuttosto la venuta loro, che la risposta. E non guardino tanto alla povertà nostra, quanto al frutto che potranno fare, essendo / come sanno / noi da una parte cinti e confinati d’Eretici, onde ne potrebbe seguir non solo la conversione di molti, ma molti Cattolici tepidi si riscalderebbero alla S.ta fede, e molti buoni diverrebbero perfetti, a gran gloria di Dio, ed accrescimento di S.ta Chiesa. Tutti unitamente loro facciamo riverenza, raccommandandosi alle orazioni, e sacrifizi loro.
Da Susa nel Consiglio nostro, li 14 d’aprile 1609.

Domenica 14 di marzo 1610 (il Consiglio Ordinario di Susa, congregato per suono di campana)
[omissis] ordinando a detti Signori Sindaci di dover presentar vini, pescaria, facendo pescare per aver trutte se si potrà, per presentare a detti Reverendi Cappucini con altre cose che li parerà, massime alcune scattole di confetture [omissis].

Martedì alli 17 Gennajo 1612 (il Consiglio in Susa avanti il signor Podestà)
[omissis] detto Consiglio ha commesso alli Sig.ri Sindaci, di scrivere all’Ill.mo Monsignor Nunzio in Torino che li faccia favorire questa Comunità per aver il luogo da fabbricar il Convento de’ Rev.di Padri Cappucini dietro S t. Evasio già designato [omissis].

8 giugno 1615 (atto di acquisto del terreno)
L’anno del Sig.e nostro Giesù Cristo corrente mille sei Cento quindeci l’indizione decima terzia ed addì 8 del mese di Giugno [omissis] il Serenissimo Carlo Emanuele Duca di Savoia et Prencipe di Piemonte per devozione sua habbi richiesto detto Sig.e Abbate et prevosto di voler rimetter alli M.to R.R. p.p. Capuccini giornate tre e mezza alla vecchia misura di detto prato, ed insieme la chiesa et casa al detto prato attinente acciò essi padri possino far fabricare un Convento, e chiesa a laude di P.R.M. et servizio della Città di Susa et suoi contorni, essendovi poco lontano da detto luogo molti eretici e massimamente nel luogo di meana e Delfinato, et coll’ajuto esemplare di detti Padri, et aggiunto di nostro Sig.e si spera, che molti di essi eretici recognoscendo il loro errore si cattoliseranno [omissis].

Di Germano Bellicardi

Presidente di SEGUSIUM - Consigliere di Amministrazione di MONASTICA NOVALICIENSIA SANCTI BENEDICTI.

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