Andava facendosi buio sui monti dell’Etiopia e l’aria era fredda quando sulla porta del Santuario apparve il monaco. Camminando a fatica con la schiena curva e appoggiandosi ad un bastone, si trascinò verso di me e ascoltò con molta attenzione le parole di colui che stava facendo le presentazioni. Parlando nella lingua locale, egli chiese poi al mio interprete maggiori dettagli su di me e sui motivi che mi avevano condotto là: da quale paese venivo, quale attività svolgevo, se ero cristiano, che cosa volevo da lui. Rispondevo diligentemente a tutte le domande, sforzandomi di vedere attraverso il bui, cercando di mettere a fuoco con sufficiente precisione il viso del monaco. Portava una lunga barba, i suoi occhi erano piccoli e incavati, rughe profonde solcavano la sua pelle nera. Un uomo centenario sicuramente, che era in pieno possesso delle sue facoltà mentali e non si informava su di me per semplice curiosità.

Mi strinse la mano, la sua presa era asciutta e delicata, e dalle spesse vesti che indossava , usciva un debole ma inconfondibile odore sacro di incenso.

Indicando l’edificio dietro di noi, che si stagliava nella luce del crepuscolo, dissi: “ Ho sentito dire che secondo una tradizione etiope, l’Arca dell’Alleanza è conservata qui…in questa cappella. Ho sentito dire anche che tu sei il guardiano dell’Arca. E’ vero tutto questo?

“ E’ vero”.

Ma negli altri paesi nessuno crede a queste storie. In verità pochi conoscono le vostre tradizioni.”

“ La gente può credere ciò che vuole e può dire ciò che vuole. Resta il fatto che noi possediamo realmente il sacro Tabot, l’Arca dell’Alleanza, e che io sono il suo guardiano”. “ Dio stesso incise le dieci parole della Legge su due tavole di pietra. Mosè pose quindi queste tavole nell’Arca dell’Alleanza, quella che accompagnò gli israeliti durante le loro peregrinazioni nel deserto fino alla conquista della Terra Promessa. Essa assicurò loro la vittoria dovunque andassero e fece di loro un grande popolo. Infine, quando tutto fu compiuto, re Salomone la mise nel tabernacolo del Tempio che aveva fatto costruire a Gerusalemme. E da lì, non molto tempo dopo, fu portata via e condotta in Etiopia.”

“Si dice che la Regina di Saba fosse Etiope. Le leggende affermano che quando ella fece il suo famoso viaggio a Gerusalemme si unì a re Salomone e gli diede un figlio, un principe reale, che in seguito rubò l’Arca.”

Il monaco sospirò,” Il nome del principe di cui parli è Menelik, che nella nostra lingua significa – il figlio dell’uomo saggio – . Anche se fu concepito a Gerusalemme, egli nacque in Etiopia, dove la regina di Saba era tornata dopo aver scoperto che portava in grembo il figlio di Salomone. Quando ebbe vent’anni, lo stesso Menelik lasciò l’Etiopia per andare in Israele, presso la corte di suo padre. Qui fu subito riconosciuto e gli furono tributati grandi onori. Trascorso un anno, tuttavia, gli anziani di quella terra cominciarono ad essere gelosi di lui e insistettero affinchè tornasse in Etiopia.Il re accettò alla condizione che Menelik fosse accompagnato dai figli primogeniti di tutti gli anziani. Tra questi vi era un certo Azarius, e fu Azarius, non Menelik , a rubare l’Arca dell’Alleanza dal suo posto nel tabernacolo del Tempio. E fu così che l’Arca fu condotta in Etiopia, in questa città sacra e da allora è sempre rimasta qui.”

“ Non è una leggenda è storia.”

“ Quali doti cercherai nell’uomo che ti sostituirà alla tua morte?”

“Amore per Dio, purezza di cuore, limpidezza nella mente e nel cuore”

“ C’è qualcun altro, oltre te che può vedere l’Arca?”

“ No, soltanto a me è consentito vederla, non possiamo rischiare di danneggiare un bene così prezioso; l’Arca è molto potente.”

L’Arca d’oro che fu costruita ai piedi del Monte Sinai, che fu portata nel deserto e attraverso il fiume Giordano, che assicurò la vittoria degli israeliti nella loro lotta per raggiungere la Terra Promessa, che fu portata a Gerusalemme da Re Davide e che attorno al 955 a.C., fu posta da Salomone nel tabernacolo del primo Tempio.

Da lì, circa 300 anni dopo, essa fu spostata da sacerdoti fedeli che cercarono di preservarla dalla contaminazione alla quale l’aveva esposta il peccatore Manasse e che la portarono al sicuro nella lontana isola egizia di Elefantina. Qui venne costruito un nuovo tempio per custodirla, un tempio in cui essa rimase per altri due secoli. Quando questo tempio fu distrutto, ricominciarono le sue peregrinazioni e l’Arca fu portata verso Sud, in Etiopia, nell’isola di Tana Kirkos. Per i successivi 800 anni essa fu al centro di un vasto culto giudaico. Poi arrivarono i cristiani, che predicavano una nuova religione; la portarono ad Axum e la posero nella grande chiesa che avevano costruito nella città, una chiesa dedicata a Santa Maria Madre di Dio. Trascorse molto tempo e, col passare dei secoli bui, il ricordo di come l’Arca fosse arrivata in Etiopia si fece sempre più confuso. Circolarono leggende che vennero alla fine codificate e messe in forma scritta nel Kebra Nagast, un documento che conteneva errori, anacronismi e incongruenze da impedire alle successive generazioni di studiosi di individuare la verità, nascosta sotto strati successivi di elementi mitici e magici.

“Gli uomini che sono chiamati al Graal sono sempre degni, e questo vale anche per gli uomini che sono chiamati all’Arca, poiché l’Arca e il Graal sono la stessa cosa”

Quanto a me non sono abbastanza degno e lo so, eppure… Il mio cuore è felice, e tutta la mia anima gioisce, e anche la mia carne rimarrà nella speranza”.

Tratto da: Graham Hancock – Il mistero del Santo Graal

Di Emerenziana Bugnone

Socia Monastica Novaliciensia Sancti Benedicti, volontaria culturale e accompagnatrice.