Fin dai tempi medievali, viaggiatori e pellegrini passarono dal Moncenisio per scendere in Italia e, tutto ciò creò una florida economia di cui beneficiavano i villaggi montani sul percorso, fondata ( nella Valle Cenischia e nella Valle dell’Arc) su alberghi, locande, guide, conduttori di muli e portatori ( “marrons”). Infatti, attraversare il Moncenisio era un’impresa, e soltanto chi ne conosceva bene i passaggi e i dirupi poteva permettersi di portarla a termine.
A quel tempo, come testimoniano i resoconti del Grand Tour, le carrozze dei viaggiatori venivano smontate a Novalesa, trasportate a pezzi a dorso di mulo, e rimontate a Lanslebourg, e viceversa. Quando nel 1810 Napoleone aprì al traffico la sua nuova strada, che permetteva il passaggio agevole di eserciti, affusti di cannone e carrozze, tutta questa economia terziaria di passaggio crollò, e i valligiani tornarono a vivere di una misera economia agricola di montagna. Ma la nuova strada permise di istituire finalmente un regolare servizio di diligenze che, partendo da Susa, raggiungevano Saint-Michel de Maurienne dopo un viaggio di circa dodici ore. Poiché, nonostante il miglioramento dei mezzi di trasporto, l’attraversamento del Moncenisio seguitava ad essere un tragitto impegnativo, i vetturali, ossia i conduttori di diligenze, continuavano ad essere dei personaggi carichi di fascino.
Per questo motivo Joseph Bouchardy, un autore francese di drammi teatrali, pensò bene di utilizzare proprio uno di questi postiglioni come protagonista di “ Jean le cocher”, rappresentato a Parigi al “ Théatre de l’Ambigu-Comique” l’11 novembre 1852.

Il dramma ebbe un successo immediato, e venne rappresentato anche in Italia come “ Il vetturale del Moncenisio”, ovvero “ Giovanni il cocchiere”, ugualmente con buon esito.
Il titolo del dramma, mostra un po’ di approssimazione storica, perché l’azione inizia nel 1795, prima che la strada napoleonica fosse aperta.
In ogni caso, ecco la trama:
Durante la campagna d’Italia, un ufficiale francese deve attraversare le Alpi per portare un dispaccio al generale Bonaparte.
Gli viene in aiuto Jean-Claude Thibaut, vetturale del Moncenisio, che vive sulle Alpi savoiarde con la giovane moglie, Geneviève, e la figlia Jeanne. Ma un delatore denuncia lui e l’ufficiale francese che vengono così arrestati dagli Austriaci e condannati alla fucilazione. E’ il traditore stesso, che si finge amico, a portare a Geneviève la notizia che il marito è morto. Credendosi vedova, la donna va a vivere dal nonno, a Parigi, poi, cedendo alle sempre più intense attenzioni del traditore, accetta di sposarlo. Jean-Claude però non è morto: riuscito a fuggire, si è arruolato nell’esercito napoleonico ed in guerra ha compiuto atti di valore. Passano gli anni, e l’azione si sposta nel 1813 a Parigi. Dopo aver fatto carriera nell’esercito, Jean-Claude si è congedato, e lavora come cocchiere di un fiacre.
Un giorno, dopo aver salvato dall’annegamento nella Senna una ragazza, la cura amorevolmente per scoprire che si tratta della figlia Jeanne, ormai cresciuta e innamorata di Henri, figlio dell’ufficiale francese fucilato. Il traditore, diventato il patrigno di sua figlia, ha prima dilapidato la sua dote per pagare i suoi debiti di gioco, e poi ha cercato di ucciderla per impedire che la cosa venisse scoperta. E’ inutile dire che il traditore verrà punito, Jean-Claude potrà vendicarsi debitamente e, dopo aver ricostituito la sua famiglia , ritornare serenamente a fare il vetturale nelle Alpi.
Il dramma ebbe successo immediato, e qualche decennio dopo ebbe in Italia ben tre trasposizioni cinematografiche, una nel 1916, una nel 1927 e l’altra nel 1954. E’ da rilevare che proprio quest’ultima, doppiata e distribuita oltralpe con il titolo “ Le Voiturier du Mont Cenis”, piacque molto al pubblico francese.
Nel 1927, la parte dell’eroe buono, Jean-Claude Thibaut, era stata affidata a Bartolomeo Pagano, l’attore che aveva impersonato Maciste in Cabiria. Le sue notevoli doti fisiche, gli permisero di superare un incidente di lavorazione, riportato sui giornali dell’epoca: “ Sui difficili impervi passi del Moncenisio, mentre si giravano alcune scene de “ Il vetturale del Moncenisio”, il nuovo film che il Conte Baldassarre Negroni mette in scena per la Pittaluga, si verificò un incidente che poteva avere tragiche conseguenze. Mentre si svolgevano queste scene, uno degli attori, che rappresentavano la parte dei nemici in agguato, ad un tratto sentì franare la terra sotto i suoi piedi e precipitò lungo la china. A stento riuscì ad afferrarsi ad un albero ed a restare sospeso sul burrone spalancato sotto di lui. Il disgraziato, a cui le forze cominciavano a venir meno, sarebbe certamente perito, se Maciste, noncurante del pericolo, non si fosse slanciato in suo aiuto, mentre tutti gli attori assistevano rabbrividendo alla lotta con la morte dei due uomini sospesi sul baratro, senza avere la possibilità di soccorrerli.
E quando Maciste, trasse in salvo il compagno di lavoro, tutti scoppiarono in applausi all’indirizzo del valoroso attore, che aveva saputo dare una prova di coraggio e di forza.”

Fonte: Il Vetturale del Moncenisio