Una cosa che proprio mi piaceva di questi periodi dove iniziava il gelo dell’inverno, erano le lenzuola lavate.

Fare il bucato alla mia epoca non era proprio una passeggiata, e tanto meno lo era d’inverno, quindi se si poteva si aspettava il più possibile a cambiare il letto, ma quando di vedeva una bella giornata, magari fredda, però soleggiata e con quel bel vento diaccio, allora si provvedeva comunque.

Le massaie approfittavano subito e dal mattino le caldaie sul fuoco si sprecavano per bollire l’acqua che serviva all’occorrenza della mansione, che era lunga e faticosa se si pensa che si lavava usando solo il sapone e la cenere, che veniva adoperata appunto in uno speciale procedimento, e che dava risultati perfetti come e meglio di una lavatrice… e faticoso era poi risciacquare ancor di più in estate che in estate, con acqua così fredda che portava via le dita ….. e le donne ci si rifinivano perché ce ne voleva più di una per torcere quelle lenzuola che pesavano come piombo, che però venivano di un candido feroce e con un biancore particolare, dato da un prodotto in scaglie blu, chiamato turchinetto, che come fosse una bustina di the, veniva zuppato avvolto in un pezzetto di tela, dentro l’acqua dell’ultimo risciacquo. Poi tutto sui fili nel prato a sventolare all’aria di tramontana che già a fine novembre si faceva sentire.

Si ritirava al tramonto, che arrivava presto al contrario della stagione estiva, un bucato profumatissimo e quando capitava che nonna cambiasse il letto in questa stagione, io sapevo già quello che avrei provato entrandoci, e la goduria di una sensazione che solo quella prima sera avrei avvertito, perché era proprio la prima che si avvertiva di più tutto ciò che quei panni avevano assorbito.

Spesso poi il cambio di letto, coincideva con il nostro bagno, mio e di nonna, che pure non era una passeggiata…. Nella conca del bucato, nonna metteva dell’acqua calda, il tutto accanto al fuoco e poi prima entravo io, e dopo toccava a lei, con beneficio delle mie piccole mani che l’aiutavano a lavarsi.

Ecco quando succedeva che le due cose coincidessero, io ero al settimo cielo…. Si entrava a letto quella sera, me e nonna, profumate tutt’e due come cortigiane, il borotalco veniva sprecato in quelle abluzioni casalinghe e intime….

E così odorosa e pulita mi infilavo sotto le lenzuola pure profumate e pulite… non so se fosse anche il fuoco del caldano che si metteva per scaldare il tutto, che esaltava ancora di più certe fragranze, ma certo è che quella sensazione di caldo di buono che proveniva da ogni dove, mi cullava come e meglio di una ninna nanna.

Le lenzuola grattolavano come una grattugia, ma era normale, era per tutti così, erano le lenzuola del corredo di nonna, grezze, ma con ricami armoniosi…. Su cui si leggeva “ Buon riposo” ….. molte le aveva tessute lei stessa mi raccontava, ad un lumicino alla sera, da ragazza, al telaio che io avevo trovato in soffitta, e io sognavo in queste sere avvolta in quel profumo e in quel calore, tutti quei tempi andati, fatti di gesti comuni, di donne energiche e forti, che sfidavano la vita con braccia possenti, che spostavano paioli di acqua bollente, accendevano fuochi, ed erano pure state giovani, e bambine come me, e mi riusciva difficile, figurarmi nonna bambina e giovane e bella… però quelle sensazioni, tutte, le percepivo in quelle tele, come se fossero rimaste dentro nelle fibre e ora… ora me le ritrasmettevano passandole alla mia di fibra che si rigenerava e si faceva grande, così come mi trasmettevano tutto il cielo che avevano preso sul prato, quei panni, e la freschezza dell’erba, l’aria fredda , diversa dal solleone estivo.

Mi pareva che tutto ciò in cui mi avvolgevo in quella prima sera di lenzuola pulite, contenesse un mondo fatto di azioni profumate, che potevo inspirare e odorare, un mondo di cose belle e meravigliose come quelle che i miei occhi riuscivano a vedere

Anche al buio, un mondo che mi aspettava e nel quale potevo entrare infilando mici dentro come nel letto, un mondo che non conoscevo ancora, ma me lo figuravo, quello si, come l’avrei voluto io nei miei sogni.

E anche se poi non tutto è stato come nei miei sogni di bambina, io ancora adesso provo, infilandomi in un letto pulito, tutte le emozioni passate, le provo sempre, e sempre mi meraviglio di quanto è facile trovare pienezze in piccole cose, gesti quotidiani ai quali si da poca importanza, e invece riportano a presenze piene e dense di significati che tornano prepotenti, e così come certe sensazioni, dolcemente mi cullavano allora, anche ora mi cullano nei ricordi di quei momenti, ricordi nei quali non mi perdo totalmente, ma mi faccio trasportare ad un sonno ristoratore, nel quale mi ritrovo esattamente fanciulla come allora.

Tratto da: Dana Carmignani – I nuovi racconti di nonna Giulia.

Di Emerenziana Bugnone

Socia Monastica Novaliciensia Sancti Benedicti, volontaria culturale e accompagnatrice.

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