Novalesa è un piccolo comune montano piemontese della media val Cenischia, è posto alle falde del Moncenisio nel territorio della Città metropolitana di Torino. Conta circa 520 abitanti che crescono sensibilmente in alcuni periodi dell’anno se si comprendono le seconde case, anche se la maggior parte di esse è quasi sempre poco utilizzata. Non si può dire che Novalesa sia per questo motivo una località turistica, è catalogabile piuttosto come un posto di villeggiatura senza grandi pretese e destinazione ideale per scampagnate giornaliere fuori porta, comodo perché dista poco più di un’ora d’auto da Torino, è sulla via Francigena, offre diverse passeggiate nella natura e qualche richiamo interessante di tipo artistico e monumentale. È una meta ideale per un turismo lento e sostenibile. Le attività economiche principali svolte nel territorio novaliciense si concentrano principalmente nei settori agricolo, zootecnico e caseario e mantengono il profilo di un contesto montano tradizionale a conduzione familiare.
Qualsiasi idea o progetto che miri a un rilancio del borgo di Novalesa deve innanzitutto porsi il problema di come rilanciare e ricreare la comunità che c’era in passato e che negli ultimi decenni ha subito un costante calo demografico, un innalzamento consequenziale dell’età media della popolazione e un declino delle attività economiche tradizionali. La progettualità deve tipicamente coinvolgere sia il soggetto pubblico che il privato e integrare tutti gli elementi del sistema “Novalesa” per favorire una crescita inclusiva e sinergica di ogni comparto sociale, economico, culturale. Senza eccezioni, perché i progetti parziali in questi casi sono spesso forieri di mancati risultati e di conseguente spreco di preziose risorse. L’intervento deve quindi contribuire ad affrontare le sfide ormai tipiche e frequenti che si trovano in quasi tutti i territori montani alpini: bassa crescita economica, calo demografico ed aumento dell’età media, difficoltà di valorizzazione e tutela dei beni paesaggistici e del territorio come nucleo storico, immobili rurali, pascoli e alpeggi. Come accennato sopra, il successo dipende anche da una ben combinata collaborazione pubblico-privato che va con buon senso e per tempo programmata e organizzata. Gli elementi che devono essere individuati come driver di sviluppo sono: l’investimento in qualità del capitale umano; l’uso abilitante delle tecnologie e il pieno utilizzo delle opportunità date dalla banda larga per valorizzare il patrimonio naturale e culturale; il riuso, anche in modalità diffusa e per nuovi scopi, degli edifici pubblici e privati poco utilizzati, abbandonati e ammalorati.
Il progetto di riqualificazione generale, da intendersi come un forte segnale generale di rilancio, dovrà partire da una operazione pilota da collocare in un significativo compendio immobiliare che diventi appunto simbolo, modello e volano per i successivi interventi anche di minore entità e per altri scopi. La vera svolta che permette e stimola tutto questo è indubbiamente la connettività: è infatti arrivata la fibra e la vera sfida a breve-medio termine, a fronte di una popolazione tendenzialmente sempre più anziana e non più attiva, è quella di portare freschezza, nuove e pregiate competenze, famiglie e giovani, per fermare la deriva del declino e porre le basi per un rilancio duraturo.
Tra le varie opzioni possibili, ho pensato a un’idea moderna e innovativa, nata sulla falsariga di esempi di eccellenza sviluppati in altri territori montani, in parte da me studiati o vissuti in prima persona, al passo con le esigenze e le richieste dei tempi. È un’idea che ha l’obiettivo di cercare e coinvolgere nuove competenze e professioni che possono essere attratte dalla qualità della vita e da un ambiente naturale suggestivo e ben conservato come quello novaliciense. Si prevede di muoversi in un contesto internazionale per selezionare il meglio tra gli operatori di alto profilo interessati a progettare e implementare spazi di coworking e coliving per smart worker e nomadi digitali provenienti da tutto il mondo. Tali operatori devono saper garantire anche i servizi integrativi come il car sharing, le comunità energetiche, il bike sharing, per dirne alcuni, che rappresentano gli elementi fondamentali per costruire la spina dorsale di un qualsiasi smart village. L’interesse potenziale per i borghi montani e un po’ defilati come Novalesa è noto da tempo soprattutto nel Nord Europa, oltre che nelle aree di maggiore eccellenza e imprenditorialità del Nord Italia, non solo tra chi si occupa di marketing territoriale, ma anche tra chi, per ragioni eminentemente professionali, cerca proprio questi luoghi.
Il progetto ipotizzabile parte quindi dalla riqualificazione di un importante compendio immobiliare dove si può creare questa sorta di ‘hub di servizi’ che funzionerà principalmente come punto di coliving e coworking attrezzato, centro di formazione superiore in materia digitale e nuove tecnologie, incubatore di startup, luogo per eventi mirati. Un edificio all’avanguardia in cui necessariamente devono convivere più realtà operative, dallo spazio per vivere allo spazio per lavorare, da quello per la formazione e lo studio a quello per gli eventi e la comunicazione, dal centro servizi allo shop tipico locale, dal bar al wellness centre e via dicendo. Come si può facilmente constatare in tanti altri casi di borghi che cercano di attrarre nuovi abitanti con progetti similari, è strategico e lungimirante inserire tutto quel ventaglio di servizi che favorisce l’interesse delle sempre più numerose schiere di nomadi digitali e smartworker di alto profilo che girano per il mondo, quei servizi e attenzioni che permettono loro di continuare le attività lavorative in strutture completamente attrezzate e corredate, confortevoli e di design. Lo spazio potrebbe anche fungere da reception di un albergo diffuso, sul modello B&B, per offrire quanto necessario anche a chi soggiornerà a Novalesa o in valle per questi scopi, ma con una modalità tradizionale che non prevede il coliving, ma solo il coworking. È infine facile prevedere alcune positive conseguenze e ricadute come un costante flusso di turismo d’affari legato alle attività di questo presidio e l’impiego di non poche risorse umane, che potrebbero essere attinte dal contesto locale, per il funzionamento e l’esercizio della struttura.
Attraverso questa iniziativa, Novalesa non deve guardare solo ai lavoratori, ma deve ragionare in prospettiva futura e offrire quindi una serie di servizi integrati a favore delle nuove generazioni, che sono cruciali per lo sviluppo locale nel lungo periodo, come ad esempio progettare, sull’esempio dei tanti casi in materia, i summer camp residenziali dedicati ai ragazzi in età scolare di qualsiasi provenienza geografica. In questi contesti vengono di solito proposte diverse tipologie di corsi residenziali, grazie a un’ampia possibile progettualità in collaborazione: le lezioni si concentrerebbero su temi quali la robotica, la progettazione 3d, la programmazione di video giochi, la cyber security, il social media management, il tutto inserito in un contesto di indiscutibile bellezza tra natura e sport come la val Cenischia che può quindi fungere da vero e proprio campus diffuso. I corsi di questo tipo sono orientati a funzioni di innovazione, con particolare attenzione all’edutech e alla residenzialità di comunità di innovatori. La velocità di innovazione e di cambiamento è infatti un fattore che marca in maniera importante il mondo professionale moderno. Di conseguenza, l’insegnamento del futuro ai più giovani assume un ruolo fondamentale che rende moderno e lungimirante il progetto esposto. Occorre preparare i giovani al futuro, consapevoli dell’importanza delle discipline scientifiche-tecnologiche-mediatiche in un mondo digitale sempre in evoluzione. Novalesa può diventare un caso-tipo di come la volontà della comunità e l’integrazione di più servizi, con uno sguardo sia al passato, ossia alla tradizione di un paese di passaggio collegato con l’Europa, sia al futuro inteso come centro aperto all’accoglienza di nuove risorse e attività, possano consentire di affrontare ostacoli come le distanze geografiche e culturali e le conseguenze negative dell’abbandono di patrimoni inestimabili, tangibili e non, per la cultura e l’identità delle comunità alpine.
Le sinergie con le altre attività in essere o future, progettate e implementate a Novalesa in ambito turistico sostenibile, sociale e culturale sono strategiche e saranno evidentemente da ripensare o aggiornare in tale nuova prospettiva.
La riflessione suddetta riguarda l’impostazione generale e il quadro di riferimento ideale del progetto. Ben altra cosa è ovviamente il progetto concreto in senso stretto. Non appena si scenderà nei dettagli della successiva costruzione e implementazione del piano di lavoro, occorrerà verificare inderogabilmente e in via preliminare se le condizioni ambientali, sociali, politiche, intese come ricerca del consenso di tutti, sostegno ed effettiva disponibilità operativa ad una iniziativa imprenditoriale di tale portata, siano veramente favorevoli e completamente sotto controllo.