I Romani chiamavano “ villa “ una qualunque residenza extraurbana. La distinzione principale tra i vari tipi di struttura dipendeva dalla funzione: quelle ville che erano vere e proprie case dotate di spazi e finiture adeguate al rango del proprietario (dominus), venivano chiamate “ urbane”, ovvero pari alle case di città; quelle invece nelle quali le funzioni produttive prevalevano sull’aspetto residenziale erano dette “rustiche”: vi soggiornava il procurator ( amministratore) della proprietà ed i coloni addetti ai lavori agricoli, di immagazzinamento e di trasformazione dei prodotti del fundus (proprietà terriera).

La villa romana di Almese rientra nella prima categoria, dal momento che le sue caratteristiche ne fanno una residenza di lusso, certamente destinata ad un proprietario con grandi disponibilità economiche e ampi possedimenti nei dintorni ( terreni agricoli, pascolo e bosco).

Una famiglia romana del I° secolo d.C., avviò lo sfruttamento dello sbocco della valle di Susa verso la pianura di Augusta Taurinorum e vi installò una villa per il controllo diretto delle proprie attività. Nessun testo scritto . Quale sarà stata la loro identità e il loro ruolo? Restano aperte due ipotesi: sull’identità, quella della gens Calventia, dato il rinvenimento di bolli sui mattoni con questo nome; sul ruolo, la vicinanza tra questo sito e quello della dogana di Ad Fines, sul confine con la provincia delle Alpi Cozie ( località Malano di Avigliana), potrebbe significare che i proprietari della villa fossero coinvolti nell’appalto statale della tassa sul transito delle merci ( 2,5 % del loro valore) che lì aveva sede.

Certamente ci troviamo ai limiti del territorio della colonia torinese, lungo il percorso stradale principale che dall’Italia conduceva in Gallia, passando per la capitale della provincia delle Alpi Cozie ( Segusio/ Susa) e il valico del Monginevro, dopo che Ottaviano Augusto riuscì nell’impresa di pacificare i territori alpini occidentali (13 a.C.).

Tratto da: Villa Romana di Almese – guida breve –Comune di Almese

Di Emerenziana Bugnone

Socia Monastica Novaliciensia Sancti Benedicti, volontaria culturale e accompagnatrice.

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