dipinto dei re magi inginocchiati davanti alla Madonna e a Gesù Bambino

Tra storia e leggenda, passato e presente, il viaggio delle reliquie da Milano a Colonia passando lungo la Valle di Susa.

Agli inizi del 300 Elena, moglie dell’Imperatore Romano Costanzo Cloro e madre del suo successore Costantino, va in pellegrinaggio a Gerusalemme e qui si presume abbia ritrovato la croce su cui morì Gesù, i chiodi e la corona di spine. Raccoglie anche numerose reliquie e tra queste quelle dei Re Magi. Le porta a Costantinopoli e le deposita nella Chiesa che diverrà la basilica di Santa Sofia, quella che nel 1453 sarà trasformata in moschea. Nel 343 Costantino dona le reliquie a Eustorgio, Vescovo di Milano. Le spoglie dei Magi arrivano a Milano in un pesante sarcofago su un carro trainato da buoi, che passata la porta ticinese si blocca e nessuno riesce a far proseguire. Interpretandolo come segno divino, Eustorgio decide di costruire sul posto una basilica per ospitare le reliquie. Anche il campanile avrà un richiamo ai Re Magi: sulla sommità non c’è la solita croce ma una stella a otto punte. E qui rimarranno per otto secoli, fino all’arrivo del Barbarossa, che nel 1164 le porta a Colonia.

Il 10 giugno 1164 Milano è devastata dalle truppe di Federico Barbarossa, che vuole raderla al suolo per punire uno dei Comuni più ribelli e meno accondiscendenti alle sue mire imperiali. Reinald von Dassel, vescovo di Colonia, fresco di scomunica papale e fedelissimo cancelliere di Federico, si impadronisce delle reliquie dei Re Magi, conservate nella chiesa di Sant’Eustorgio. Per ordine del suo imperatore dovrà portarle a Colonia, dove si sta già pensando alla grande cattedrale che le ospiterà.

L’operazione avrà un forte valore “commerciale”, (grazie al loro arrivo, Colonia fu nei due secoli successivi il quarto luogo sacro più visitato dai pellegrini, dopo Gerusalemme, Roma e Costantinopoli), ma soprattutto simbolico. Era il riconoscimento di un ruolo e di un potere che il nuovo Papa Alessandro III, sembrava negargli.

La cronaca del viaggio delle reliquie, venne ricostruita nel 1364 da un frate carmelitano, Giovanni di Hildesheim, che racconta di un percorso tra Piemonte, Savoia, Borgogna, Alsazia e Renania, attraversando le città e i territori che nella contesa tra papato e impero si erano schierati con il Barbarossa, dell’ultimo tratto percorso in barca sul fiume Reno partendo da un porto in Alsazia e del trionfale arrivo delle salme nella città di Reinal il 23 luglio 1164.

A confermare il passaggio delle reliquie, o meglio a lasciarcelo intuire, vista la scarsa attendibilità delle fonti e il “mistero” che circonda spesso i racconti religiosi, sono frammenti di ossa lasciati in omaggio e custoditi nelle chiese lungo il percorso. Altra traccia sono le insegne di locande, alberghi e osterie che hanno ospitato il corteo della traslazione e che ancora oggi lo testimoniano con il loro nome: “Ai tre Re”, ”Le tre corone” ecc.

Lasciata Milano, la prima tappa in territorio italiano (o meglio in quella scacchiera di Domini Comunali, Marchesati, Contee e Repubbliche che si stendeva a Sud delle Alpi), fu Pavia, la città preferita dall’imperatore, il suo quartiere generale in Italia.

Un omaggio all’ospitalità della città è tra le 235 reliquie che vengono conservate nella basilica, e una testimonianza di quanto il culto dell’Epifania sia stato diffuso nel Medioevo lo troviamo in un trittico d’avorio dei primi anni del 1400, con ventisei scene della storia dei Magi, che si trova nella Certosa di Pavia.

Baldassarre degli Embriachi, Trittico in avorio (1409)
Baldassarre degli Embriachi, Trittico in avorio (1409)

Seconda tappa fu Vercelli, da dove Van Dassel scrisse una lettera ai dignitari ecclesiastici di Colonia, confermando che era in viaggio con il prezioso carico.

Superata Torino, che allora era poco più che un borgo fortificato, un piccolo marchesato governato dal vescovo Carlo I°, fedele amico del Barbarossa, il corteo della traslazione si inoltrò nella Valle di Susa, che con i suoi due valichi, Monginevro e Moncenisio, era il collegamento alpino tra la Francia e l’Italia maggiormente utilizzato da eserciti, mercanti e pellegrini (dal Nord Europa verso Roma e Gerusalemme), divenendo una delle varianti più frequentate della Via Francigena.

E come tutti i pellegrini dell’epoca, anche Reinal Van Dassel e il suo seguito, fece una sosta nel paese di Sant’Ambrogio, ai piedi del monte Pirchiriano e salì alla Sacra di San Michele, l’imponente Abbazia che sovrasta dall’alto del monte, l’imbocco della Valle di Susa .

I Magi hanno dato il nome ad un gruppo di montagne nella zona, ed a un rifugio alpino. Salendo da Susa e prendendo la strada per Bardonecchia e il Traforo del Frejus, si raggiunge la Valle Stretta (Val Etroite siamo in Francia), che porta ad uno scenografico Lago Verde dove si affacciano tre cime denominate i Tre Re Magi, poco lontano dal lago si trova il rifugio I Re Magi.

Passato il confine, che dopo Carlo Magno non era più frontiera ma apparteneva ad un solo regno, Reinal Van Dassel e il suo seguito raggiunsero Embrun. Nell’antica cattedrale di Notre Dame du Real,del XII secolo, in stile romanico lombardo, il portico d’ingresso è chiamato “des Trois Rois”, e all’interno esisteva, un affresco sull’adorazione dei Magi, visitato da molti re francesi perché ritenuto miracoloso.

Lasciata Embrun, il corteo raggiunse probabilmente Baune, città d’arte ricca di storia, capitale dei vini di Borgogna. Tra questi il Domain Rois Mages è uno dei marchi più famosi e apprezzati, anche il nome di un dolce tipico della Borgogna si richiama ai Magi: la galette des rois.

Da Baune, Reinal ripartì verso Besançon, fermandosi, come riportano i documenti, in alcuni monasteri dove lasciò parti di reliquie; a La Charité sur Loire, a Morimond e a Lieu Croissant.

Attraversata Besançon, il corteo si diresse a Basilea dove si trova l’Hotel Les Trois Rois, costruito nel 1681, probabilmente vicino al luogo che ospitò le reliquie in viaggio. Forse da qui si imbarcarono per Colonia, ma altri documenti registrano il passaggio in alcuni paesi in Alsazia. A Colmar, si può vedere una pregevole Adorazione dei Magi sulla facciata della cattedrale di San Martino.

A Ribauville, pochi chilometri più a nord, nella chiesa di Saint Grégoire le Grand, viene conservato un frammento delle reliquie e qui ha sede una Confraternita dei Re Magi.

Arrivati a Colonia, le reliquie vennero depositate nella chiesa di San Pietro. Da quel momento la città acquistò un ruolo importante nel mondo cristiano occidentale e doveva valorizzarle.

Chiamarono uno dei più famosi artigiani dell’epoca, il francese Nicolas de Verdun, e gli commissionarono un nuovo sarcofago. Utilizzando oro, argento, pietre preziose e decorazioni antiche, ne uscì un vero capolavoro dal peso di 300 chilogrammi.

Attorno al sarcofago iniziarono a costruire la nuova cattedrale. I lavori iniziarono nel 1248 e finirono seicento anni dopo. Un’opera monumentale, per bellezza e dimensioni.

Una leggenda vuole che la Madonna conservò i doni portati dai Re Magi e li fece custodire in una chiesa a Gerusalemme. Nel IV secolo furono spostate e subirono svariate traversie fino al loro arrivo in Grecia, sul Monte Athos, nel monastero ortodosso di Aghios Pavlos, dove sono ora conservate.

Nel 2014 furono esposte nelle principali basiliche di Mosca, Pietroburgo, Minsk e Kiev.

I doni dei Re Magi, monastero ortodosso di Aghios Pavlos
I doni dei Re Magi, monastero ortodosso di Aghios Pavlos

E se i Re Magi non fossero mai esistiti, di chi sono tutte quelle reliquie?

Misteri della fede. “Le reliquie…,scrive Umberto Eco,…è la vera Fede che le fa vere, non esse che fanno la vera Fede”

Spunti: Avvenire

Di Emerenziana Bugnone

Socia Monastica Novaliciensia Sancti Benedicti, volontaria culturale e accompagnatrice.

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