La Chiesa ha origini molto antiche: pare provato che venne fondata prima della invasione dei Saraceni, e quindi verso l’ VIII secolo d.C., dai monaci benedettini dell’Abbazia della Novalesa. Infatti, il titolo di “ Priore” con il quale è designato il parroco del Villar, potrebbe essere una conferma di questa origine monastica . Di fatto la Parrocchia pagava le decime alla Novalesa.

In un documento del 1287, la Chiesa è descritta in pietra, senza decorazioni, probabilmente con archetti pensili romanici, lunga circa un terzo di quella attuale, come pare indicare la diversa colorazione dell’intonaco dell’abside, indizio che può rivelare le proporzioni della Chiesa antica.

Edificata, originariamente, in stile romanico, venne parzialmente ricostruita nel 1675 e nuovamente restaurata nel 1830.

A sinistra della Chiesa sporgeva nel 1700 una casa che ospitava una confraternita di carità, ancora ricordata dal Casalis, come una istituzione che soccorreva “ i malati poveri a domicilio”. Altri restauri vennero eseguiti nel 1937 dal Priore Don Oreste Caramello, il quale fece affrescare l’interno della Chiesa dopo il suo ingresso nel 1934. Gli affreschi furono opera di Cornelio Borgione, che li realizzò negli anni 1946-47. Ulteriori restauri vennero eseguiti negli anni ’60. Il rifacimento della pavimentazione interna portò al ritrovamento di alcune tombe, una delle quali, di fronte all’altare maggiore, accoglieva nei secoli passati i defunti di Casa Provana.

Purtroppo, la documentazione sull’edificio della nostra Chiesa è scarsa; l’archivio parrocchiale è stato bruciato dai rivoluzionari ai tempi della Rivoluzione Francese e il registro più antico inizia dal 1800. Possiamo immaginare la Chiesa in quell’antico periodo, siamo intorno al 1300, tenendo come riferimento la chiesetta di San Valeriano ( a destra risalendo la Valle di Susa), la severa muratura di Torre del Colle e la chiesetta di San Lorenzo che sorgeva lì accanto: quest’ultima oggi è completamente scomparsa. Questa prima Chiesa, delle dimensioni di circa un terzo dell’attuale, fu rifatta nel 1671, secondo i gusti del momento: da questo intervento probabilmente sono avanzati i capitelli in pietra, un esemplare dei quali si trova nel giardino della canonica. La dipendenza doveva essere inizialmente dall’Abbazia benedettina di Novalesa, in seguito da San Giusto di Susa, come risulta da documenti conservati nell’archivio Provana e, indirettamente, dal titolo di Priorato cui hanno diritto le dipendenze monastiche e quindi di Priore il Parroco. Nello stesso archivio, come nell’archivio diocesano di Susa, si trovano anche resoconti di diverse visite pastorali nei quali si descrivono gli arredi e le dotazioni piuttosto che lo stato dell’edificio. In un inventario del 1724, è citato il grande armadio presente tutt’oggi in sacrestia, ma non la statua della Vergine che probabilmente sarà acquistata solo con l’altare Provana nel 1780.

I Provana sono tra le cinque famiglie feudali più antiche del Piemonte: sono almeno 12 i rami principali che si distinguono per il predicato. Oltre ai Provana del Villar, sono famosi i Provana di Leinì, di Collegno, di Pianezza, di Druento, ecc. Diedero sei sindaci a Torino. Il loro stemma più antico era costituito da due tralci di vite ornati di foglie verdi e di uve nere, ma nel 1360, il Conte di Savoia impose di togliere dallo stemma i grappoli in punizione per la loro alleanza con il principe di Acaja: rimasero solo le foglie. Nel 1418 Papa Martino V Colonna (1417-1431), grato per l’ospitalità offerta in una tappa nel viaggio di ritorno dal Concilio di Costanza, concesse ai Provana di aggiungere al proprio stemma una colonna d’argento coronata: in gergo araldico si dice inquartare. Un ulteriore rifacimento deve essere stato compiuto intorno al 1780, visto che l’altare dedicato alla Madonna del Rosario è del 1781. Nulla sappiamo circa l’autore della tela e dei 15 piccoli affreschi che decorano le formelle che gli stanno intorno, illustrando i Misteri che i fedeli meditano recitando il rosario. Essi non sono in buono stato di conservazione, tanto che qualcuno, probabilmente intorno agli anni 20 del1900, preferì coprirli con delle tavolette dipinte ad olio che sono quelle che vediamo oggi. Anche di queste l’autore è sconosciuto.

Conte Alessandro Antonielli d’Oulx

Tratto da: Segni di devozione religiosa a Villar Dora – Gruppo Culturale Villardorese

Di Emerenziana Bugnone

Socia Monastica Novaliciensia Sancti Benedicti, volontaria culturale e accompagnatrice.

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