San Nicola e scene della sua vita e miracoli. Icona bizantina del Monastero di Santa Caterina del Sinai (Egitto), fine XII secolo - inizio XIII

San Nicola fu vescovo di Myra (nella attuale Turchia) nel III-IV secolo. Della sua vita abbiamo pochissime notizie certe, ma sappiamo che morì il 6 dicembre di un anno incerto. Dopo la morte, le sue spoglie furono portate a Bari e proprio qui la religiosità popolare iniziò ad accostarlo al mondo infantile, fino ad essere universalmente ricordato come benefattore dei bambini e delle ragazze nubili in difficoltà.

Uno dei prodigi che accrebbero questa fama di protettore dell’infanzia narra di San Nicola che, essendo venuto a conoscenza di tre povere bambine alle quali le famiglie non potevano assegnare una dote, avrebbe posato sulla loro finestra tre sacchetti pieni d’oro. Il suo culto fu importato da Bari verso le città portuali dell’Europa del nord, diventando così protettore non solo dei bambini, ma anche dei marinai. Qui fu associato alla distribuzione di doni ai bambini buoni ed è probabile che la sua figura costituisca la prosecuzione della divinità germanica di Odino, il quale, secondo la leggenda, avrebbe ricompensato con doni i bimbi che riempivano i loro stivali di cibo destinato al suo cavallo alato che lo accompagnava durante le cacce invernali. Questa pratica è sopravvissuta in Belgio e nei Paesi Bassi dove ancora oggi è usanza appendere al caminetto le scarpe piene di paglia in una notte d’inverno, affinché vengano riempite di dolci e regali da san Nicola.

Lo sbarco del santo nel Nuovo Mondo avvenne grazie ai viaggi dei marinai olandesi e inglesi tra il XVII ed il XVIII secolo: qui il nome olandese di Sankt Nikolaus, fu storpiato in Saint Claus e poi in Santa Claus. Fino al XVIII secolo venne rappresentato secondo l’iconografia medievale: un vescovo alto e magro, con pastorale, mitra e un abito verde e bianco. Fu solamente all’inizio del XIX secolo che il suo aspetto moderno assunse la forma definitiva. Nel 1823 infatti sul The sentinel di New York venne pubblicata la poesia “La notte di Natale” (The Night Before Christmas), di Clement Clark Moore, nella quale per la prima volta venne descritto come un signore un po’ tarchiato e vestito di rosso, accompagnato da otto renne.

Prima degli anni ‘30 del XX secolo, Babbo Natale fu raffigurato in vari modi: alto, basso, con la barba, senza la barba, vestito di rosso, vestito di verde oppure con le sembianze di un elfo. Ma fu anche rappresentato con un vestito rosso dal celebre fumettista politico Thomas Nast (1881) e in una cartolina di Natale stampata da Louis Prang, entrambi ispiratisi alla poesia del 1823. Fu tuttavia la Coca Cola che contribuì, con le sue rivoluzionarie campagne pubblicitarie natalizie accostate al personaggio, a renderlo famoso in tutto il mondo secondo la nuova iconografia. Nel 1931 la sua rappresentazione fu affidata dalla Coca-Cola all’artista svedese Huddon Sundlbom il quale ne sfruttò le rotondità fisiche esaltandole con i colori delle vesti ed aumentando la porzione di rosso a discapito della veste bianco-verde del vescovo medievale. La popolarità di tale immagine fece sì che si diffondesse la leggenda metropolitana dell’invenzione di Santa Claus ad opera della Coca-Cola.

Con e dopo la seconda guerra mondiale i soldati americani importarono in Europa le loro tradizioni, che presero velocemente piede anche in Italia: ed ecco che quel vecchio vescovo turco che nel Medioevo italiano abbandonò il continente a bordo delle navi che andavano a nord, dopo 1000 anni di peripezie, finalmente ritornò in Europa sotto forma di Santa Claus, rivelandosi come uno dei primi esempi di globalizzazione culturale.

Harper's Weekly 1881 Thomas Nast raffigurazione di Babbo Natale
che regge dei giocattoli con il braccio sinistro, e stringe una pipa fumante tra pollice e indice destri

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