E’ un sogno intenso, il monastero di Cuxa, di quelli che non evaporano al risveglio. E come le visioni notturne a volte restano nitide ben oltre il mattino, e ti accompagnano anche se il filo del sogno è ormai perso, così fa Saint-Michel-de-Cuxa. È una visione , o una serie di visioni, che non perde nitidezza, nonostante alla trama manchino molti elementi, e altri siano difficili da afferrare.
Le “ visioni” di Cuxa sono molteplici e tutte originali e marcate. Saint Michel de Cuxa è, innanzitutto, il profilo del monastero, e il ricordo di come esso domina la terra che ha fatto sua nel X secolo, e forse prima ancora.
Ma la “ visione”, e la serie di visioni, che di Saint Michel de Cuxa restano anche dopo la visita, e dopo il risveglio, sono legate in particolare al chiostro: vasto, vastissimo, ne restano poco più di due ali, quella addossata alla chiesa, completa, e la seguente a nord; poi, sparsi, alcuni gruppi di archi…
Resta un sogno il monastero di Cuxa. E colpisce che ai sogni siano stati collegati i particolarissimi suoi capitelli. Rappresentano, quelli in loco e quelli portai altrove, leoni e volatili, fogliami e uomini e angeli…. Ma sono abitati in modo diffuso da strane figure di animali senza corpo, di teste con zampe gigantesche, di uomini accovacciati e deformi.
C’è chi sostiene che siano anch’essi dei sogni, e cioè proprio il tentativo di rappresentare nella pietra, per esorcizzarle, quelle diaboliche visioni oniriche che non erano infrequenti nelle notti faticose dei monaci, e ne minavano il percorso di ricerca della perfezione. Ritrovare quotidianamente nel chiostro quei mostri e quei sogni poteva essere, scrive Thomas E.A. Dale nel suo saggio” Monster, corporeal deformities, and Phantasms in the Cloister of St-Michel-de-Cuxa”, il miglior modo per renderle inoffensive e sminuirne la suggestione. Un espediente che potè forse funzionare in quei secoli e con i giovani conversi dell’abbazia.
Oggi no: oggi al contrario anche i mostri di pietra abbarbicati sulle colonne nel chiostro prolungano il sogno che ci resta di questo luogo potente, ne sublimano il ricordo, lo trasformano di nuovo in visione notturna, che non ti abbandona con le prime luci dell’alba.
Tratto da: G. Giuliani – Dodici splendidi capitelli romanici –