Particolare dell'affresco "L'Annunciazione" di Lorenzo Vaiani lo Sciorina

Capita a volte di leggere libri impossibili. Libri che sembra si vogliano inciampare apposta nelle tue mani, forse stregati, e che ti devono comunicare qualcosa. È il caso di un volumetto dimenticato, dal titolo “La regina e il re della fava, ossia Teodolinda ed Accaccio”, scritto nel 1867 da Giovanni Maria Vignolo.

Il libro parla delle peregrinazioni in Bassa Valle Susa di due “promessi sposi”, in compagnia del loro parroco. Una bizzarra storia d’amore serve da pretesto per una divagazione turistico-storica.

Vignolo narra, a un certo punto, di essere giunto a Reano, feudo dei Dal Pozzo della Cisterna, e di avervi visitato insieme con i due sposi, la nuova chiesa parrocchiale di stile neogotico, appena costruita a spese del principe Carlo Emanuele Dal Pozzo. Nella chiesa vi erano anche antichi e preziosi quadri “ivi trasportati da Pisa”.

Infatti, nella parrocchiale di San Giorgio e nella vicina Cappella della Pietà, è ospitato uno dei più importanti e significativi cicli pittorici del Piemonte e d’Italia.

La storia della magnifica serie di dipinti tardo rinascimentali toscani, si intreccia in modo indissolubile con quella della famiglia Dal Pozzo della Cisterna, che di Reano furono feudatari fin dal 1561. Tuttavia non furono loro i committenti dei dipinti, bensì il banchiere fiorentino Alessandro degli Acciaiuoli, proprietario della tenuta Pietrafitta di San Giminiano. Nel 1584 l’Acciaiuoli fece costruire, su disegno del suo architetto Bernardo Buontalenti, una grande cappella ottagonale a fianco del Palazzo di Pietrafitta e per essa fece dipingere, nel 1585, otto grandi tele dai più importanti artisti attivi a quel tempo in Firenze.

Pietrafitta è una delle più belle tenute della Toscana a due chilometri da San Gimignano, un luogo meraviglioso, con una grande casa padronale rinascimentale, coltivato a vigne e uliveti, il primo luogo dove è stata vendemmiata la Vernaccia.

Purtroppo i paradisi si possono anche perdere e pure nel Cinquecento le banche potevano fallire.

La banca degli Acciaiuoli nel 1594 fece bancarotta e i loro beni furono posti in vendita per pagare i debiti. Sul complesso Pietrafitta piombò come un falco Carlo Antonio Dal Pozzo, Arcivescovo di Pisa, sottile, astuto e ascoltato consigliere segreto del Granduca Francesco I°, committente del Bernini e del Giambologna, che lo acquistò, con molte agevolazioni , nel 1598. Alla sua morte (1607), Pietrafitta passò in eredità al nipote Amedeo Dal Pozzo, marchese di Voghera, maggiordomo di Carlo Emanuele I°.

I Dal Pozzo custodirono sempre lungo il Seicento e il Settecento con ogni cura il loro patrimonio toscano. Nel luglio del 1782 ritennero opportuno trasportarli a Torino e sistemarli nel loro palazzo di città; dopo il 1856 furono portati a Reano: alcuni alla nuova parrocchiale, che i principi avevano fatto costruire, e altri nella Cappella della Pietà, eletta a sepoltura di famiglia; quelli della parrocchiale furono adattati abilmente alla struttura della nuova chiesa.

I sette dipinti superstiti (uno è andato perso), tutti splendidamente restaurati, si trovano ancora oggi nei due distinti edifici: quattro adornano la parrocchiale, tre nella vicina Cappella della Pietà, oggi ristrutturata e trasformata in un piccolo e prezioso Museo Civico.

Rappresentano:

  • La Nascita della Vergine Maria di Giovanni Maria Butteri (1540 circa – 1606)
  • Il Matrimonio di Maria di G. Battista Bizelli (1505 – 1607)
  • La Visitazione e L’Annunciazione, entrambe di Lorenzo Vaiani detto “lo Sciorina” (1535-1598)

Nella Cappella della Pietà:

  • L’Incoronazione di Maria di A. Allori detto “il Bronzino” (1535 – 1607)
  • La Presentazione di Maria al Tempio di G. Maria Butteri
  • La Morte della Vergine di G. Battista Naldini (1537 – 1591)

I pittori parteciparono a progetti prestigiosi come quello dello studiolo del Duca Francesco I° de’ Medici, a Palazzo Vecchio di Firenze, e furono attivi per la decorazione di Chiese toscane e per una vasta clientela privata formata dalle più grandi famiglie nobiliari fiorentine.

Si tratta del meglio della loro produzione, in particolare La Natività di Maria del Butteri e La Visitazione del Vaiani, vanno annoverate fra i capolavori di questi artisti. Denotano una diretta dipendenza stilistica da A. Allori, attraverso l’elaborazione di un linguaggio sofisticato e prezioso, fatto di colori smaglianti e di squisitezze pittoriche, come nei singolari gioielli, ricami, acconciature, calzature, che adornano le figure.

Giustamente famosi, sono da tempo entrati a pieno titolo nel circuito internazionale dell’arte rinascimentale italiana.

L’Incoronazione di Maria, Alessandro Allori detto il Bronzino

Spunti: Monetti – Cifani, Il Tesoro di Reano – Il giornale dell’arte

Di Emerenziana Bugnone

Socia Monastica Novaliciensia Sancti Benedicti, volontaria culturale e accompagnatrice.

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