La storia del Barolo richiama alla memoria quattro personaggi vissuti nel cuore dell’Ottocento: Giulia Colbert Falletti, ultima Marchesa di Barolo, il Conte Camillo Benso di Cavour, il Re Carlo Alberto e il suo successore Vittorio Emanuele II.
La Marchesa Falletti e il Conte di Cavour favorirono il graduale passaggio del Barolo dalla tipologia dolce a quella secca “alla moda dei vini di Bordeaux”, grazie anche all’aiuto di eminenti tecnici di origine francese e italiana; Re Carlo Alberto si innamorò di questo vino e per produrlo finì per acquistare il Castello di Verduno e le sue proprietà, mentre Re Vittorio Emanuele II completò l’opera favorendo lo sviluppo di quella che sarebbe poi diventata la prestigiosa Tenuta Fontanafredda dei Conti Mirafiori.
Il risultato qualitativo di questo grande lavoro fu così apprezzato che il vino ottenuto venne denominato con il nome della residenza della Marchesa e delle sue tenute: Barolo, appunto. Un vino eccezionale, destinato a diventare, nel Piemonte dei Savoia, “ambasciatore” nelle corti di tutta Europa. Da subito il Barolo dimostrò di essere un vino importante, ricco di struttura e capace di resistere al tempo, “conservabile ed atto alla esportazione”, come lo definì Lorenzo Fantini a fine Ottocento nella sua monografia dedicata alla vitivinicoltura della provincia di Cuneo.
Se è diventato “il vino dei Re“ facendosi amare dai sovrani, lo deve a Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II che per esso comprarono tenute e vigne nelle Langhe. “Re dei vini” lo è diventato successivamente perché ha saputo vincere i favori momentanei delle mode per diventare universale e prezioso, nelle Langhe come in altri paesi del mondo.
Nei decenni successivi, il Barolo fu “vino tipico di pregio” all’inizio degli anni Trenta del Novecento, per accreditarsi con la DOC nel 1966 e con la DOCG nel 1980.
Oggi, il Barolo è uno dei più importanti vini italiani, forse il più apprezzato e conosciuto nel contesto mondiale. Ma il suo cuore produttivo resta sulle lunghe colline poste a sud-ovest della città di Alba, dove un ambiente speciale e un uomo sapiente hanno costruito una delle aree vitivinicole più rinomate.
Per concludere, un simpatico aneddoto che ci racconta di quanto fosse apprezzato questo vino dalla casa reale di Savoia.
Pare che Re Carlo Alberto, incontrando a un ricevimento Giulia Colbert, Marchesa di Barolo, le abbia chiesto come mai non avesse ancora avuto l’opportunità di assaggiare “quel suo famoso vino del quale ho tanto sentito parlare”.
“Presto, molto presto lo potrà assaggiare”, rispose la Marchesa di Colbert.
Qualche giorno dopo i torinesi assistettero a una strana processione; videro passare lungo Via Nizza e sfilare per le vie del centro città una lunga fila di carri, ciascuno con la sua botte di vino, diretti a Palazzo Reale, sede della Corte.
I carri e le botti erano 325, uno per ogni giorno dell’anno, sottratti i 40 giorni di Quaresima.
Prosit!
Fonte: vinoway