affresco raffigurante Dio nell'atto di creare il Mondo

Alcuni sono alla ricerca effimera del paradiso perduto, altri invece inseguono la verità eterna. E in questo secondo caso, non si cerca un luogo prestabilito, ma un percorso in divenire, che ha un inizio.

In principio era il λόγος, e il λόγος era presso Dio e il λόγος era Dio… e il λόγος si fece carne (Gv 1, 1.14); tutto è stato fatto da lui; lui era la vita, e la vita era luce degli uomini. Questo concetto greco di λόγος, che utilizza Giovanni all’inizio del Prologo del suo Vangelo, è chiaramente di origine filosofica, soprattutto stoica, ed era già stato utilizzato da Filone di Alessandria, morto circa nel 40 d.C., ben prima dell’evangelista. Il λόγος, quindi la logica, la ragione, la verità come bussola per orientarsi e iniziare un percorso ascendente. Ma qual è il suo significato all’inizio del IV Vangelo? Mi piace pensare, come spesso si è sostenuto nel corso dei secoli, che un siffatto così chiaro concetto filosofico greco si sostituisca al Dio cristiano perché precedente, imponendo così allo sviluppo del pensiero cristiano una deviazione iniziale che esso non sarà più capace di correggere o di ammettere. Il momento alla fine del I secolo è quindi decisivo: Ellenismo e Cristianesimo? Sono da allora in contatto e quale dei due ha assorbito o condizionato l’altro? Quanto sono vicine o lontane, quanto si attraggono o si respingono Atene e Gerusalemme, per parafrasare Tertulliano?

Supponiamo per un momento che l’Ellenismo abbia allora trionfato. Dovremmo assistere a questo avvenimento d’importanza veramente capitale: una filosofia del λόγος, che spiega la formazione del mondo con l’azione di questo supremo intelligibile e, forse, vede anche in lui un principio di liberazione e di salvezza, incontra una nascente setta religiosa ebraica che predica un Messia, assimila a sé questo Messia e ne fa una manifestazione del Verbo. È da un’operazione simile che sorgeranno le posizioni gnostiche, ma è anche per questo che la religione cristiana rifiuterà così fermamente di confondersi con esse. La cosa era dunque possibile, è anche avvenuta, ma non è quella che è avvenuta nel Vangelo di Giovanni. È stato, anzi, tutto il contrario. Partendo dalla persona concreta di Gesù, oggetto della fede cristiana, Giovanni si rivolge ai filosofi per dir loro che quello che essi chiamano λόγος è Lui; che il λόγος s’è fatto carne e ha vissuto tra noi, tanto che, scandalo intollerabile per spiriti alla ricerca di una spiegazione puramente speculativa del mondo, noi l’abbiamo visto (Giovanni, I 14). Dire che Cristo è il λόγος non era quindi una affermazione filosofica, ma religiosa. La novità della rivelazione biblica consiste appunto nel fatto che Dio si fa conoscere nel dialogo che desidera avere con noi.

Siamo di fronte ad un principio di carattere assoluto che ci narra la vita intima di Dio: il λόγος è da sempre e da sempre egli stesso è Dio. Non c’è mai stato in Dio un tempo in cui non ci fosse il λόγος. Il Verbo preesiste alla creazione. La novità della rivelazione biblica consiste nel fatto che Dio si fa conoscere nel dialogo che desidera avere con noi.

Approfondiamo il concetto: il Verbo, che dal principio è presso Dio ed è Dio, ci rivela Dio stesso nel dialogo di amore tra le Persone divine e ci invita a partecipare ad esso. Pertanto, fatti a immagine e somiglianza di Dio amore, possiamo comprendere noi stessi solo nell’accoglienza del Verbo e nella docilità all’opera dello Spirito Santo. È alla luce della Rivelazione operata dal Verbo divino che si chiarisce definitivamente l’enigma della condizione umana.

Il λόγος indica originariamente il Verbo eterno, ossia il Figlio unigenito, generato dal Padre prima di tutti i secoli e a Lui consustanziale: il Verbo era presso Dio, il Verbo era Dio. Ma questo Verbo si fece carne: pertanto Gesù Cristo, nato da Maria Vergine, è realmente Verbo di Dio fattosi consustanziale a noi.

Se al centro della Rivelazione divina c’è l’evento di Cristo, occorre anche riconoscere che la stessa creazione, il liber naturae, è anche essenzialmente parte di questa sinfonia a più voci in cui l’unico Verbo si esprime.

La rivelazione biblica ci conduce a riconoscere che la Parola di Dio, in riferimento all’eterno Verbo di Dio fatto carne, unico salvatore e mediatore tra Dio e l’uomo, è il fondamento di tutta la realtà: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste (Gv 1, 3).

Tutto ciò che esiste non è frutto di un caso irrazionale, ma è voluto da Dio, è dentro il suo disegno, al cui centro sta l’offerta di partecipare alla vita divina in Cristo. Il creato nasce dal λόγος e porta in modo indelebile la traccia della Ragione creatrice che ordina e guida, per dirla secondo J. Ratzinger.

A proposito del rapporto tra Ellenismo e Cristianesimo e di λόγος, ha detto ottimamente A. Puech: «come per tutto ciò che il Cristianesimo ha preso dall’Ellenismo, si tratta, fin da questo caso, che è il primo a nostra conoscenza, dell’approssimazione di un concetto che servirà all’interpretazione filosofica della fede, piuttosto che come elemento costitutivo della fede stessa».

Il solo fatto che la religione cristiana s’appropriasse di un concetto filosofico di questa importanza fin dall’epoca del IV Vangelo costituisce, nondimeno, un avvenimento decisivo. Da allora, ed è di gran lunga il fatto più importante, la Rivelazione cristiana stessa, prima di ogni speculazione teologica o filosofica, non solo legittimava, ma imponeva tali appropriazioni. Per questo doveva uscirne necessariamente una speculazione teologica e filosofica. Affermare che, in quanto λόγος, Cristo è Dio, che tutto è stato fatto in lui e da lui, che egli è vita e luce degli uomini, era come anticipare, al di là della teologia del Verbo, la metafisica delle idee divine e la noetica dell’illuminazione.

Di Claudio Bollentini

Presidente di Monastica Novaliciensia Sancti Benedicti - https://www.linkedin.com/in/claudiobollentini/

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