Absinthe, quadro di Edgar Degas. Raffigura una donna e un uomo seduti vicini al tavolino di in un bar. I due però non si vedono neanche, sono forse già assuefatti dalle vere o presunte proprietà allucinogene dell'assenzio

C’è un quadro del 1876 di Edgar Degas che con la sua potenza evocativa rappresenta tutta un’epoca. L’Absinthe esposto al Musée d’Orsay, ci mostra una donna con lo sguardo perduto nel vuoto davanti a un bicchiere di assenzio. Accanto a lei un altro avventore guarda in un’altra direzione. I due non si parlano, non comunicano. Immersi nei loro pensieri, forse già in preda alla “fée verte”, la fata verde, il nome con cui era conosciuto l’assenzio per le sue vere o presunte proprietà allucinogene.

Nel 1901 Pablo Picasso riprende lo stesso tema ne “La bevitrice di assenzio”, oggi all’Hermitage di San Pietroburgo.

Fra queste due date, ma si potrebbe partire dal 1859, quando Manet dipinge il “Bevitore di assenzio” (Ny Carlsberg Glyptotek, Copenaghen) rifiutato al Salon parigino, c’è tutta la fascinazione che questa bevanda ha avuto su generazioni di Artisti e poeti nel corso dell’800 e fino al 1915, quando viene proibita in Francia per contenere il dilagare dell’alcolismo.

L’elenco di nomi celebri devoti all’assenzio è lungo: da Boudelaire a Zola, da Rimbaud a Verlaine, da Jarry a Wilde, da Toulose-Lautrec a Van Gogh. Nel 1887 proprio il pittore olandese dipinge “Tavolino di caffè con assenzio” (Van Gogh Museum, Amsterdam). Qualcuno sostiene che fosse in preda alla fata verde quando si tagliò un orecchio ad Arles. E che il colore della bevanda gli abbia ispirato certe tonalità di verde usate nei suoi quadri.

Ad Auvers-sur-Oise, poco più di mezz’ora di treno dal centro di Parigi, una collezionista appassionata alla storia dell’assenzio, ha aperto nel 1994 il Musée de l’Absinthe.

Fra bottiglie, cucchiaini traforati indispensabili per il rituale della consumazione con una zolletta di zucchero, incisioni, quadri e manifesti, si rivive l’atmosfera di tanti caffè parigini della seconda metà dell’800 quando, nel tardo pomeriggio, scattava “l’ora verde” e i locali si riempivano di artisti e bohémiens. Il museo si trova a pochi passi dall’Auberge Ravoux che, guarda caso, è il luogo dove Van Gogh trascorse gli ultimi settanta giorni della sua vita e morì.

È sepolto accanto al fratello Theo nel piccolo cimitero di campagna che si raggiunge con una breve passeggiata dal centro del villaggio.

Liquore di Assenzio

Ingredienti:

  • 400g di alcool a 95°
  • 10g di assenzio
  • 3g di menta piperita
  • 45g di anice
  • 40g di finocchio
  • 30g di mandorle amare
  • 15g di coriandolo
  • 400g di acqua
  • 300g di zucchero

Pestate le spezie nel mortaio e ponetele a macerare con l’alcool in un vaso chiuso per una decina di giorni. Aggiungete lo zucchero e l’acqua, amalgamate il tutto rimestando bene e lasciate riposare un giorno. Filtrate ed imbottigliate, il liquore sarà pronto per essere degustato dopo sei mesi. Mezzo bicchierino al dì prima o dopo i pasti. Se corrisponde al vero il detto popolare che “più un’erba è amara tanto più è salutare”, allora state tranquilli: di erbe amare come l’assenzio non ce ne sono.

Fonti: La Repubblica – D. Bragaglia

Di Emerenziana Bugnone

Socia Monastica Novaliciensia Sancti Benedicti, volontaria culturale e accompagnatrice.

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