Sul lato nord del complesso del monte Piocchetto, la collinetta dove si trova l’ospedale di Avigliana, un po’ fagocitata dalle strutture e dalle attrezzature dell’ospedale, si trova l’antica chiesa dedicata a Sant’Agostino, oggi sconsacrata, che era parte di un importante complesso monastico.
Un luogo speciale e dimenticato che, grazie all’Associazione Amici di Avigliana e il Comune di Avigliana che l’hanno portata all’attenzione del FAI( Fondo Ambiente Italiano), potrà tornare ad essere spazio di comunità e condivisione.
Il posto è defilato rispetto alla statale che da Buttigliera Alta arriva ad Avigliana girando attorno, da sud, all’ospedale.
L’epoca in cui ci addentriamo è il Medioevo. Questa zona è stata insediata nel 1470 con la costruzione di un convento, accanto a una già preesistente chiesa detta “ della Misericordia”.
Quella che oggi vediamo non è la più antica, e nemmeno quella facente parte del complesso conventuale, dedicata a Santa Maria della Misericordia, la più grande e probabilmente la più bella, purtroppo andata distrutta, ma quella, detta di Sant’Agostino, costruita , nello stesso luogo delle altre, dai Gesuiti nel 1917.
Dal 1470 ad oggi si sono riedificate tre chiese nello stesso posto.
La storia è interessante. Si comincia constatando che sul poggio del monte Piocchetto, al di fuori delle mura della città, c’era appunto una piccola chiesa, forse poco più di un’edicola campestre, già prima del 1465. La cosa non deve stupire, visto che accanto a piazza Conte Rosso esisteva fin dal 1324 la chiesa dedicata a San Giovanni e dall’anno mille, vicino a Porta Feronia, c’era la chiesa di Santa Maria Maggiore detta anche Chiesa Ducale.
Il padre cappuccino Placido Bacco, nel suo libro stampato nel 1883, riferisce che “ Il padre Agostino di Anna di Carignano, essendosi recato ad Avigliana per fare il quaresimale nella chiesa di San Giovanni Battista, vi predicò con tanta efficacia che il comune ed il Beato Amedeo IX di Savoia gli fecero invito di ergervi un convento accanto alla chiesa della Misericordia sul ciglio del Monte Piocchetto. Compiuto il monastero nel 1470, la religiosa famiglia ed il noviziato ne prendevano possesso.
Il Beato Cherubino Testa fu il primo novizio,il primo studente, il primo sacerdote e il primo che vi morì in fama di santità nel 1479.”
Attualmente le reliquie del Beato Cherubino Testa sono conservate nella Chiesa di San Giovanni.
Il Piocchetto e la sua chiesa erano diventati , nel 1470, un centro di religiosità importante e la chiesa, di conseguenza venne ampliata e “ornata di un prezioso affresco di classico pittore rappresentante la Vergine della Misericordia” e nel 1584 “risulta da decreto che in questa chiesa eranvi dieci cappelle laterali adorne da preziose tavole e dipinti, lavori di Gerolamo Giovenone, di Gaudenzio Ferrari e di Razzi Mattuccio”.
Padre Bacco continua : “ vestivano, questi Agostiniani eremiti, panno e sargia di nero, portavano maniche larghe e mozzetta rotonda, e dietro cappuccio tondo a punta prolungata; cingevano correggia di cuoio unita con fermagli di ferro. Il convento, che dapprima era luogo di noviziato, fu dal 1696 in poi destinato allo studio, Soffrì di molti guasti dal nemico nominatamente ai tempi di Francesco I Re di Francia, dal generale Catinat, dalla Repubblica Francese. Ai tempi di Napoleone I, nell’anno 1802, venne soppresso. Posto questo convento all’asta dal governo francese, venne acquistato nel 1808, da un certo Blandino di Avigliana, il quale ne rovinava in parte anche la chiesa.”
La chiesa e parte del convento furono poi demoliti.
Ciò che rimase del complesso conventuale prese il nome di Villa Sant’Agostino, usata dai Gesuiti come sede di un noviziato all’inizio del XX secolo; e poi in essa, negli anni Ottanta del secolo scorso, fu costruita la nuova sede dell’ospedale aviglianese.
Il destino del complesso monastico sembrava ormai segnato quando, settant’anni più tardi, un fatto nuovo ribaltò questa prospettiva di abbandono e degrado. Leggiamo infatti che “ nel 1880 la marchesa Clementina Carron di Briançon di San Tommaso ( l’ultima discendente dei conti Carron, eminenti figure al servizio della corte sabauda di cui Giovanni Carron era stato segretario di Stato sotto Carlo Emanuele I) compra il convento e lo dona ai Padri Gesuiti che gli danno nuova vitalità spirituale e ne riaprono, chiesa compresa e dopo quasi un secolo, le porte agli aviglianesi”.
“ La marchesa era prodiga di aiuti materiali e di consigli, indirizzando la presenza dei Gesuiti anche in Buttigliera Alta e, secondo le necessità spirituali, a una nuova borgata che stava nascendo con la sempre più importante fabbrica Vendel: le Ferriere.”
Nel 1971, i Gesuiti lasciano Avigliana,vendendo il complesso al Comune. La Chiesa del convento, detta di Sant’Agostino, ricostruita sulle ceneri della chiesa della Misericordia, continua ad essere aperta al pubblico, sotto la direzione della parrocchia di San Giovanni. Nel1975 il Comune cede all’ospedale parti della proprietà del convento, compresa la chiesa, che però continua ad essere consacrata.
Le vicende successive hanno di fatto reso indisponibile l’uso della chiesa, che, ormai chiusa, è diventata magazzino per la struttura ospedaliera.
Dal 2018 è andato sempre crescendo l’interesse per la chiesa di Sant’Agostino e il recupero dell’intera area del monte Piocchetto. Un interesse a tutto tondo, che tocca l’aspetto storico, artistico ,religioso e archeologico.
Nella chiesa agostiniana, doveva esserci un sepolcreto, dove venne collocata inizialmente la salma di Cherubino Testa, prima di essere traslata in una delle cappelle della chiesa. Solitamente si trattava in quei tempi di cripte sottostanti la pavimentazione, oppure collocate all’esterno della chiesa, vicino alla zona absidale. Di questo sepolcro o sepolcreto non ne sono state trovate tracce per ora.
L’interno della chiesa attuale presenta ancora parte degli ornamenti originali, come il pulpito in legno di noce, una completa Via Crucis policroma di gesso, l’affresco del beato Cherubino nella cupola centrale indenne da infiltrazioni e il dipinto di Rodolfo Morgari del 1892. Il pezzo più pregevole è tuttavia il coro ligneo del Cinquecento che ora si trova nella chiesa della Madonna delle Grazie.
Il 4 novembre scorso, a cura della ASL TO3, sono state rimosse le due grandi cisterne che erano addossate al muro della chiesa sul lato nord, verso il parcheggio. Ora da quella prospettiva è possibile osservare meglio la struttura architettonica della chiesa e intuire l’estensione che il complesso monastico medievale doveva avere.
Un primo passo, verso il pieno recupero di tutta l’area del monte Piocchetto, bosco compreso. Un posto dove è davvero bello camminare lentamente, in meditazione, ritrovando se stessi, sulle tracce di quanti nei secoli passati lo hanno fatto.
Fonte: Riccardo Chiarle – Panorami n.140 /2020