Caratteristico borgo adagiato in una conca tra i rilievi morenici che separano la Val Sangone dalla Dora Riparia, Reano deve le sue più significative testimonianze d’arte e di storia al mecenatismo di un’importante famiglia dell’aristocrazia piemontese, i principi Dal Pozzo della Cisterna, che acquistarono feudo e castello nella seconda metà del Cinquecento.
Originari del Biellese, dove il ramo principale della famiglia è documentato sin dal XII secolo, i Dal Pozzo legarono le proprie sorti alla dinastia sabauda, trasferendosi a Torino nella seconda metà del XVI secolo. Proprio in città, nella chiesa di Sant’Agostino, riposano i resti mortali di Cassiano Dal Pozzo, illustre giureconsulto, primo Presidente del Senato di Piemonte nel 1560 e ambasciatore sabaudo presso la corte di Carlo V e Francesco I°. Fu lui ad acquistare il Castello di Reano, aggiornandone la veste stilistica e trasformandolo da fortezza medievale, in elegante residenza di campagna. La sagoma turrita del maniero, con le sue merlature e i sontuosi interni barocchi, domina oggi il centro abitato.
I Dal Pozzo , conti di Reano, divennero Principi di Cisterna nel 1670, per concessione di papa Clemente X, mentre risale al 1685 l’acquisto della residenza torinese, il magnifico Palazzo dal Pozzo della Cisterna, sito al’interno dell’antica Isola dell’Assunta, attualmente delimitata da Via Bogino, Via Giolitti, via Carlo Alberto e Via Maria Vittoria, per la precisione principessa Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna, che fu Duchessa di Savoia-Aosta e regina di Spagna.
Nata nel 1847 a Parigi da Carlo Emanuele dal Pozzo della Cisterna e dalla contessa Luisa de Merode. Il padre, fervente liberale, a causa della sua partecipazione ai moti del 1821, era dovuto fuggire in Francia perché su di lui pendeva una condanna a morte. Rientrato a Torino dopo l’amnistia concessa da Carlo Alberto, si interessa molto al feudo di Reano. Fa infatti realizzare numerose opere pubbliche e finanzia la ricostruzione della parrocchia di San Giorgio. Muore senza figli maschi nel 1864 e il feudo passa alla primogenita Maria Vittoria.
Maria Vittoria nel 1867 si unì in matrimonio con il terzogenito di re Vittorio Emanuele II, il principe Amedeo, capostipite dei Savoia – Aosta, e questo avvenimento allietò la sua breve esistenza, travagliata da lutti e sofferenze, ma guidata da un’autentica fede cristiana.
Nel 1870, un importante evento politico influì sulla vita di Maria Vittoria : a seguito dei moti rivoluzionari che esautorarono la regina di Spagna Isabella II, venne offerta ad Amedeo d’Aosta la corona di Spagna, in veste di sovrano costituzionale non ereditario, come tentativo di pacificazione nazionale.
Il Savoia, pur combattuto, accettò la proposta e iniziò così la parabola di Maria Vittoria nel ruolo di regina di Spagna, esperienza che terminò già nel 1873, ma che lasciò un’indelebile impronta nel Paese per l’impegno profuso dalla sovrana, in favore dei più poveri, e in particolare le lavandaie, facendo costruire asili infantili per accogliere i loro bambini. Informata che un’industria tessile stava chiudendo, per impedire che gli operai e le loro famiglie cadessero in miseria, fornisce personalmente alla fabbrica una solida commessa. Un tappeto di 100 metri quadrati di superficie, donato dalla Sovrana alla chiesa torinese di San Filippo Neri.
Tornata in Piemonte, trascorse i suoi ultimi anni tra Torino e Reano, spirando a San Remo nel 1876, a soli 29 anni minata dalla tubercolosi. La salma venne tumulata a Superga nelle Tombe Reali, dove ancora oggi si conserva, racchiuso in una teca un mazzo di fiori inviato dalle lavandaie di Madrid in segno di gratitudine per le beneficienze ricevute da Maria Vittoria.
Rimasto vedovo il marito, si risposa con la nipote Maria Letizia Bonaparte. Persa la corona spagnola diventa il primo Duca d’Aosta .
Il castello rimarrà di proprietà del ramo Aosta fino al 1904 , quando il duca Emanuele Filiberto, primogenito di Maria Vittoria, lo vende ai Marchesi Durazzo ai quali rimane sino al 1960,anno in cui lo cedono al Conte Tournon.
Il castello oggi è proprietà privata.
Spunti: P. Barosso –
