Il 6 febbraio 1928 venne posta la prima pietra del Seminario di Venegono. Una presenza discreta, visibile da lontano, anche dal Sacro Monte di Varese, quella di questo edificio imponente in cui dagli anni Trenta del secolo scorso studiano i futuri preti della diocesi lombarda.
L’idea fu di Papa Ratti (Pio XI), che era alla ricerca di un luogo che doveva prendere il posto dell’antica e ormai fatiscente cinquecentesca sede milanese di C.so Venezia. Seminario in cui lo stesso Pio XI, nativo di Desio, aveva studiato e poi insegnato. L’incarico di trovare il luogo adatto fu assegnato ad Alfredo Ildefonso Schuster, benedettino, al tempo abate ordinario di San Paolo fuori le mura a Roma, e che diventerà Arcivescovo di Milano dal 1929 al 1954.
Proprio nel capoluogo lombardo, già nel 1564, sotto Federico Borromeo, venne aperto il seminario in corso Venezia, con la denominazione di Seminario di Porta Orientale. Oltre alla sede milanese, San Carlo fece costruire diverse sedi dislocate nella ampia diocesi milanese. Dal 1638 al 1784 furono sette: tre nella sola Milano (in Porta orientale, Canonica e il Collegio elvetico), quattro seminari minori a Monza, Arona, Celana nella bergamasca e Pollegio in Canton Ticino. Nel 1900 venne aperto un ulteriore seminario nei pressi del Duomo, che prese il nome di Seminarietto, rivolto alla formazione di chi era destinato al servizio liturgico in cattedrale.
A Venegono Inferiore in provincia di Varese in cima alla collina del Belvedere e su una superficie grande come 40 volte il campo da calcio di San Siro, il futuro Arcivescovo di Milano Schuster nel 1926 trovò il luogo adatto per costruire un imponente edificio in cui i futuri preti ambrosiani potessero essere educati in un clima salubre che favoriva la concentrazione e il raccoglimento, lontano dal frastuono e dalle tentazioni della città meneghina.
Il progetto del Seminario di Venegono venne affidato all’Ing. Giovanni Maggi, che ideò un complesso imponente, dove tra tutti gli edifici che lo compongono spicca la torre alta 64 metri che, a partire dagli anni Trenta e per quasi mezzo secolo, è stata sede dell’Osservatorio di Fisica Terrestre, le cui attività e rilevazioni spaziavano in diversi campi, dalla meteorologia, climatologia, sismologia e persino radiazione cosmica.
La prima pietra venne posta dall’arcivescovo Tosi il 6 febbraio 1928. La costruzione, cominciò a funzionare nel 1930, quando iniziò ad ospitare i primi ospiti provenienti dal seminario liceale di Monza e quelli del Seminario Maggiore di Milano nell’agosto del 1930.
Il Seminario di Venegono venne inaugurato ufficialmente il 12 maggio 1935, unitamente alla consacrazione della basilica alla Divina sapienza che si trova al centro del seminario. Alle sei del mattino di domenica 12 maggio l’Arcivescovo Schuster dava inizio al solenne rito della consacrazione della Basilica, che fu appunto da lui dedicata alla “Divina Sapienza”. La celebrazione fu di una singolare solennità: alla presenza di migliaia di persone e di oltre cinquecento seminaristi, l’Arcivescovo consacrò l’altare maggiore, ponendovi le reliquie dei santi Gervaso e Protaso, Nereo e Achílleo, Ildefonso ed Eugenio, mentre contemporaneamente a lui altri sei vescovi delle diocesi lombarde consacravano gli altari laterali, ponendovi le reliquie di altri santi milanesi: Carlo, Vittore, Sisinio, Martirio, Alessandro, Satiro e Marcellina.
Verso le dieci iniziò il solenne pontificale con un coro di trecento seminaristi che eseguì la Missa cantantibus organis di Pier Luigi da Palestrina a dodici voci miste. L’Arcivescovo Schuster fu sempre particolarmente legato al seminario, tanto che qui si spense il 30 agosto 1954.
Il seminario di Venegono può vantare, due eccellenze: la biblioteca e il museo di storia naturale. La biblioteca con un patrimonio librario di oltre 140 mila volumi, cresciuta negli anni sia con acquisti sia con lasciti e donazioni, tra i quali spiccano i 15.000 volumi della biblioteca privata appartenuta al Cardinale Giovanni Colombo e più di 20.000 volumi donati dal Cardinale Martini nel settembre 2002, allo scadere del suo mandato come Arcivescovo di Milano. Anche il Cardinale Dionigi Tettamanzi periodicamente ha fatto dono alla Biblioteca di volumi di sua proprietà.
Tra i codici manoscritti più preziosi va senz’altro ricordato un Messale che risale ai primi anni del sec XV. Redatto ad uso dell’Ordine degli Umiliati, utilizzato nel Convento di S. Giovanni Battista a Porta Orientale (oggi Corso Venezia) a Milano, nell’area poi destinata ad ospitare il Seminario maggiore.
Sempre degli Umiliati è un Lezionario che contiene le epistole di tutte le messe dell’anno liturgico.
Due Libri d’Ore (libri di preghiere per laici) finemente miniati: il più minuto dei due è attribuito a scuola fiamminga del primo Quattrocento. Il secondo più grande, pregevole anche per la legatura, avrebbe origine francese.
Prezioso il manoscritto datato 1590 e redatto dal nobile milanese Urbano Monte: si tratta di un volume di dimensioni consistenti che descrive, a volte con tratti fantastici, il mondo sino ad allora conosciuto. Esso comprende oltre sessanta tavole geografiche acquerellate a mano, che compongono un planisfero di oltre un metro di raggio.
La Biblioteca del Seminario possiede inoltre 110 incunaboli e 1800 cinquecentine. Tra gli incunaboli presenti a Venegono, un posto di rilievo spetta a un’edizione delle opere di Virgilio del 1490, che dall’Indice generale degli Incunaboli delle Biblioteche d’Italia risulta unico esemplare conosciuto.
L’8 maggio 2018, mons. Mario Delpini, Arcivescovo di Milano, ha dedicato la Biblioteca del Seminario al Card. Carlo Maria Martini con l’apposizione di una targa commemorativa.
Il Museo di Storia Naturale è dedicato all’abate Antonio Stoppani, prete ambrosiano, grande geologo, paleontologo e insegnante in Seminario, tra i suoi allievi Giuseppe Mercalli al cui nome è legata la scala per misurare l’intensità dei terremoti. Il museo doveva servire ai giovani seminaristi per lo studio delle Scienze; mons. Cesare Gaffuri, primo storico insegnante di materie scientifiche del seminario aveva dedicato particolare attenzione alle raccolte di conchiglie di minerali e di fossili, ma a curarne il primo allestimento fu don Gaetano Cocquio
“Il miglior museo della Lombardia”. Così, il 14 novembre 1952, il professor Sergio Venzo, insigne geologo dell’Università di Milano volle definire il piccolo, eppure significativo museo di storia naturale del seminario di Venegono, che proprio quel giorno, alla presenza del cardinal Schuster, veniva dedicato al lecchese Antonio Stoppani.
Il museo presenta oggi una straordinaria collezione di animali, fossili e minerali. L’intera raccolta vanta più di quattromila pezzi e conserva non solo la memoria dell’abate Stoppani. Nel corso dei decenni questo particolare museo si è infatti arricchito grazie alle donazioni di laici ma anche di preti e missionari, che hanno raccolto esemplari di animali in tutto il mondo.
Un museo da conoscere e riscoprire, con l’aiuto dei volontari, e che per decenni è stato sotto la guida di don Elio Gentili, storico parroco alla Rasa di Varese, che lo diresse dal 1960, in sostituzione di mons. Marino Colombo, fino a pochi anni fa. La sua grande passione, coltivata sin da seminarista, per i fossili e per gli insetti. Passione e studio che l’hanno portato a scoprire, dal 1973 in poi, circa 200 nuove specie d’insetti appartenenti alla famiglia degli Idrofilidi.
Varcata la soglia, si è subito accolti da un leone e da un orso bruno imbalsamati, capaci di incutere timore, ma anche grande interesse, tra i bambini, i più assidui visitatori del museo. Nelle 98 vetrine si incontrano anche animali più rassicuranti e moltissime varietà di insetti, minerali e fossili.
Spicca il gigantesco coccodrillo di cinque metri proveniente dal fiume etiope Omo Bottego, una rara coppia di farfalle del Madagascar, importante dal punto di vista didattico per il dimorfismo sessuale. Rimanendo tra le farfalle, a colpire i visitatori è senza dubbio quella gialla e nera detta “testa da morto”, perché sembra di vedere un teschio sul suo corpo. Tra i pezzi particolari un’aquila reale uccisa in Val Masino nel 1882.
Nelle vetrine centrali e in quelle a muro sono raccolti gli animali, secondo la classificazione convenzionale vertebrati invertebrati, dunque si va dai carnivori come il lupo, la iena, il leone e l’orso, ai primati come lo scimpanzé, ai palmipedi, agli uccelli. Poi ci sono le vetrine con gli artropodi (farfalle e altri insetti) e i celenterati, come i coralli e le gorgonie. A tutto ciò si aggiungono alcuni pezzi archeologici come vasellame e altri ex voto dei primi secoli dopo Cristo, oltre alle selci raccolte dallo stesso Stoppani sull’isolino Virginia del lago di Varese e la grande collezione di fossili, disposti secondo le ere geologiche.
Alcuni pezzi, furono acquistati o trovati dallo stesso don Elio Gentili, come per esempio i fossili di Besano o della Rasa di Varese, risalenti all’era mesozoica.